VALSUSA, LA STORIA DELL’ANTICO CASOTTO DI PESCA DEL LAGO DI AVIGLIANA: “FATELO RINASCERE”

Condividi
FacebookTwitterWhatsAppMessengerEmailLinkedIn

di IVO BLANDINO

AVIGLIANA – La scorsa settimana ValsusaOggi ha pubblicato una bella fotografia della casetta in legno abbandonata e semi distrutta che si trova sulla sponda del Lago Grande di Avigliana. Andiamo a scoprire di che cosa si tratta, e la storia del “Casotto di pesca” con il suo proprietario.
Silvio Giorda Allais, lei è il titolare esclusivo del diritto di pesca sul Lago Grande di Avigliana. Qual è la storia del Casotto?
È una struttura che veniva utilizzata per la pesca, prima professionale e successivamente dilettantistica. Dove si trova il Casotto c’è il canale di scolo del Lago Grande di Avigliana verso il canale Naviglia. Proprio in quel luogo erano posizionati degli sbarramenti, costruiti prima da mio nonno Gioachino Allais e poi da mio padre Aldo con reti metalliche, per favorire la riproduzione delle tinche e delle carpe.
Com’è stato costruito il Casotto?
Venne costruito moltissimi anni fa. Probabilmente il costruttore fu mio nonno nel momento in cui iniziò l’attività di pescatore professionista nel Lago di Avigliana. Venne costruito lì perché era un posto strategico per la gestione del ripopolamento del pesce, e serviva per contenere gli attrezzi normali della pesca come le reti classiche, i bertavelli e le reti metalliche che collocate negli appositi telai venivano messe e rimosse a seconda del periodo di riproduzione, per permettere il flusso dei pesci del Lago verso la Naviglia e viceversa.
Purtroppo questo Casotto a cui lei è molto legato, anche da un pensiero affettivo, ora è in rovina. Come mai?
Perché verso la fine degli Anni ’90 mio padre iniziò a disinteressarsi dell’attività della pesca anche in conseguenza del degrado in cui versava il lago. Nel 1988 venne stipulata una Convenzione con l’Ente Parco con la quale veniva concesso in uso l’area del Casotto, zona contigua alla palazzina della sede del Parco affinché venisse utilizzata per scopi “turistici”.
In merito a questa situazione, lei ha avuto un dialogo con le istituzioni?
L’ultima volta che ho avuto l’occasione di parlare con l’Ente Parco del problema Casotto risale al 4 ottobre 2022: era stata organizzata una riunione a distanza “in call” con più funzionari del Parco. Avevo chiesto la possibilità di istituire un tavolo di lavoro per concordare il recupero sia del Casotto, che delle installazioni prima esistenti sul canale Naviglia, con l’intento di rivalorizzare l’ambiente ittico. Un lavoro da svolgere in primis con l’Ente Parco, ma anche con il Comune di Avigliana magari, valutando congiuntamente la possibilità di accedere a finanziamenti. Il tutto al fine di rimettere all’onore del decoro questo posto, che ora è abbandonato, ma che ha una valenza storica ed artistica e, per quanto mi concerne anche affettiva. Il Casotto venne costruito da mio nonno moltissimi anni fa, poi curato da mio padre ed io sono l’erede di questa famiglia. Mi sento in dovere di cercare in qualche modo di contribuire a rendere il Lago più naturale di quanto lo sia ultimamente.
Che cosa chiede di fare per il Casotto di pesca e per il Lago Grande?
Vorrei concordare in collaborazione soprattutto del Parco, che dovrebbe avere la possibilità di accedere a dei finanziamenti pubblici/comunitari, quali tipi di intervento possano essere più consoni e più adatti per rimettere a posto l’intero sito, sia per il Casotto e sia per il canale Naviglia, al fine che possa essere propedeutico alla riproduzione del pesce e ad una lenta, ma progressiva rinaturalizzazione di tutto il Lago Grande, che purtroppo in questi anni ha perso molto. Inoltre mi farebbe piacere se il sito del Casotto venisse utilizzato per le visite didattiche delle scuole, ecc.
Si sa che il Lago di Avigliana è un punto della valle molto importante dove si riversano, soprattutto nei fine settimana e nelle feste, centinaia di turisti. Che impatto ha tutto questo sulla fauna del Lago?
È evidente che gli animali in queste condizioni, soprattutto gli uccelli acquatici, ne portano delle sofferenze. Per esempio in questo periodo iniziano la costruzione dei nidi e le difficoltà che hanno a trovare i luoghi adatti sono oggettive. Per esempio, proprio ora una folaga sta costruendo il proprio nido in mezzo ad riparo di fortuna (una barriera di arella sradicata dal vento), attaccato alla passerella galleggiante proprio dove passa tantissima gente. Sono quasi certo che la nidiata non avrà un lieto fine perché viene continuamente disturbata dal passaggio dei turisti, che inoltre hanno la pessima abitudine di lanciare pane per avvicinarle danneggiandole dal punto di vista comportamentale (dovrebbero rimanere selvatiche) e salutistico, il pane non è adatto alla loro alimentazione.

FacebookTwitterWhatsAppMessengerEmailLinkedIn
Condividi
© Riproduzione riservata

4 COMMENTI

Rispondi a Neo Annulla risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.