VALSUSA, L’ADDIO ALLA PARTIGIANA “FASULIN” E IL RICORDO DELLA PRESIDE DEBERNARDI

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di BARBARA DEBERNARDI (testo dell’orazione funebre per il funerale di Enrica Morbello Core)

Cara Enrica,
che fatica essere qui oggi e che grande differenza dai tanti saluti che in questi lunghi anni di amicizia ci siamo scambiate!
In questi due giorni mi sono chiesta più volte cosa dirti e come ringraziarti per il tanto che hai donato, non solo a me, ma a tutta la comunità di Condove e della Valle di Susa, ai ragazzi e ai bambini delle mie scuole. Poi, come spesso mi è accaduto, sei stata tu a suggerirmi il cosa e il come, mentre ho aperto la grossa cesta in cui conservo le tue mille lettere e le tue mille buste, tutte coperte di disegni fatta in punta di penna e che appena un anno fa avevano tanto incantato e meravigliato i “miei” bimbi di quarta elementare!

Da un foglio piegato in quattro è uscita la faccia dolce e birichina di una ragazza degli anni ’40. Ti ricordi? Mi avevi chiesto un parere sul manifestino che avevi preparato proprio per oggi e che cominciava così:
“Sono nata un martedì di Carnevale, che mi donò la voglia di scherzare.
E anche oggi, che me ne sono andata, lo scherzo a voi tutti lo voglio fare: vedendo questa foto vi soffermerete perché appaio giovane, mentre se mettessi una foto di adesso vedreste una vecchina, di cui non val la pena di leggere…”.

Riguardano la tua foto e quelle parole con un sorriso ho dunque pensato che uno scherzo potevo farlo anch’io, nonostante la tristezza di questa giornata.
E quindi il discorso di commiato, anziché farlo io a te, lascerò che tu lo faccia a noi.
Non è stato difficile: ho preso il fascio di lettere, ho tenuto per me tutto l’affetto privato e ho fatto un collage di alcuni pezzi che sono felice di poter condividere con tutti.
Spero che il risultato ti piaccia.

LE LETTERE E I RICORDI DELLA PARTIGIANA

“Due settimane fa ho perso mia sorella. Avrebbe compito 102 anni il 31 di agosto. Il corpo l’aveva tradita, ma la mente è restata lucidissima fino alla fine. Si rammaricava soltanto, lei che fu una famosa pianista, di non poter più suonare il pianoforte. Ha lasciato incompiuto un centrino all’uncinetto e la settimana enigmistica.
Io spero di non vivere così tanto. A volte sono stufa di questo mondo. Stufa di vedere l’Italia malridotta, mal giudicata a causa di un insieme di persone futili, indegne di chiamarsi italiani…”.

“Eppure mi sono ripresa dalla bronchite. Ho beffato per l’ennesima volta la Signora in nero. Alla fine è tale il mio desiderio di Resistenza, la volontà di democrazia, che resisto e persisto per far sì che la cattiveria, la prepotenza, il fascismo non trovino sbocco e invece soffochino rabbiosamente. Bisogna lottare, per dimostrare da che parte sta l’Italia, degna dei suoi grandi, che il mondo ci invidia”.

“Dal Ministro della difesa ho ricevuto la medaglia della Liberazione: le mie carte sono in regola! Ma quando (al Des Ambrois di Oulx) mi dedicherai l’Albero dei Giusti ricordati che non merito un così grande riconoscimento: mi pare di rubare il posto a chi ha più merito di me, a chi ha dato la vita per l’Italia. Dunque, almeno, se me lo permetti oso suggerirti di aggiungere al mio nome quello del Commissario di Brigata Dino Core, mio marito.
La cosa mi appare più logica e più rara e così non urteremo la sensibilità di tante altre donne Partigiane, perché è cosa non comune che marito e moglie combattano per la Pace e la Democrazia, comportandosi come colleghi e abolendo ogni smanceria. Il nostro motto era: serietà e rispetto verso tutti i compagni partigiani”.

“Essere Partigiana è stata la scelta giusta, anche se ero consapevole che l’unica cosa che ci attendeva era la morte e sulle montagne della Valsusa vivere era veramente tragico, si pativa la fame, il freddo. Eppure è stato logico che mi unissi ai Partigiani: era cercare di liberare l’Italia dai prepotenti, dai feroci massacratori, che uccidevano donne e bambini”.

“Ciò che caratterizzava la scelta era la percezione del sentimento di giustizia e la possibilità d’azione, per giungere alla radice dei problemi. Noi, giovani di ieri, percepivamo il rischio della nostra scelta, ma bisognava agire, non chinare la testa. Sono stata Partigiana: quel battesimo significava essere di una parte. La parte giusta”.

“Siate anche voi capaci di scegliere di stare dalla parte giusta e siate come me orgogliosi di essere italiani, anche se la crisi universale, come una nube nera, sta sul nostro cielo”. 

“Tutto considerato sono soddisfatta della mia testa (non dei miei 98 anni) perché la testa è ancora a posto: ragiona, discute, sa amare voi, che siete il futuro”.

“Vi abbraccio e vi auguro salute, Pace e amore”.

Vostra Fasulin.

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