CALCIO, L’UNION FA RICORSO CONTRO LE SANZIONI DEL GIUDICE DOPO LE INTIMIDAZIONI ALL’ARBITRO DA PARTE DI ALCUNI TIFOSI

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BUSSOLENO – La società sportiva Union Bussoleno Bruzolo fa ricorso contro le dure sanzioni inflitte dal giudice sportivo, a seguito dell’ultima partita di campionato disputata in casa contro l’Olmo l’11 febbraio. Il giudice sportivo ha condannato la società per “il comportamento gravemente violento e antisportivo da parte dei sostenitori della squadra Union, che durante tutto il secondo tempo della partita hanno rivolto insulti alla terna arbitrale, alcuni dei quali a sfondo razziale”.

Secondo quanto riportato dal giudice “al termine della gara, una decina di sostenitori incappucciati hanno atteso la terna arbitrale all’uscita dagli spogliatoi, con chiaro intento intimidatorio” e gli stessi sostenitori hanno poi “inseguito in macchina con gli abbaglianti accesi” la vettura con a bordo la terna arbitrale “sorpassandola bruscamente e facendo rallentare la velocità di marcia”.

Il risultato? Multa di 900 euro contro la società (800 euro per i gravi episodi e 100 euro per la mancanza di acqua calda nelle docce), più l’obbligo di disputare una gara a porte chiuse. Quest’ultimo provvedimento è stato provvisoriamente sospeso: sarà attuato entro il prossimo anno se ci saranno altri simili episodi.

Ma la società sportiva valsusina non ci sta: “Abbiamo deciso di fare ricorso contro la decisione del giudice, perché in realtà nella sua relazione l’arbitro ha dichiarato cose differenti – spiega il presidente dell’Union, Vincenzo Casciello – in particolar modo, l’arbitro ha scritto che i tifosi lo stavano aspettando all’uscita, quindi fuori dall’impianto sportivo di nostra gestione e non “fuori dagli spogliatoi” come invece ha scritto il giudice. La differenza è fondamentale, perché la nostra società è responsabile di quanto avviene all’interno dell’area sportiva e non di quanto accade all’esterno. A differenza di quanto scrive il giudice, i tifosi in realtà non hanno assediato l’arbitro fuori dagli spogliatoi, zona di cui siamo responsabili, ma all’esterno dell’impianto sportivo, dove invece non possiamo fare nulla. L’unica cosa che potevamo fare e chiedere ai sostenitori di smetterla con questo atteggiamento e con gli insulti e di questo me ne sono occupato fatto personalmente. Ho detto ai tifosi di andarsene, che la partita era finita e ho visto che si sono allontanati”.

Casciello ribadisce il concetto: “La nostra società non può essere responsabile di quanto avviene all’esterno. Ma vedendo che alcuni tifosi lo stavano contestando, abbiamo giustamente aiutato l’arbitro ad uscire per poi andare in macchina. Nella sua relazione il direttore di gara scrive proprio che l’uscita è stata facilitata dal commissario di gara con l’aiuto del presidente della società (il sottoscritto) che ha tranquillizzato i tifosi”.

E l’inseguimento all’auto dell’arbitro da parte dei tifosi? “Non so dopo che cosa sia avvenuto – risponde Casciello – anche di quel brutto episodio non siamo responsabili, non possiamo mica sapere cosa fanno i nostri tifosi dopo le partite”.

 

Una delle criticità espresse dal direttore di gara riguarda anche l’acqua fredda delle docce, motivo per cui l’Union ha preso anche una multa di 100 euro. Ma Casciello replica: “Non è vero che l’acqua è fredda, semplicemente nel nostro impianto sportivo prima di usare le docce bisogna fare scorrere l’acqua per un po’ e attendere che si riscaldi – spiega il presidente dell’Union – aprendo subito i rubinetti l’acqua è sempre fredda, bisogna aspettare. E non avevo altre alternative per l’arbitro, se non invitarlo a casa mia”.

 

Entro mercoledì la società sportiva presenterà ricorso, supportata dall’avvocato Laura Cavallo: “Speriamo che la nostra richiesta possa essere accolta – conclude Casciello – per noi è una questione di principio. Non siamo una società sportiva razzista, collaboriamo da tempo con la cooperativa Frassati, che si occupa di accogliere i rifugiati. Abbiamo iscritto appositamente una squadra di calcio composta da questi ragazzi nella categoria Uisp, così che possano fare sport anche loro e partecipare a un campionato”.

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