VALSUSA, PECORE SCOMPARSE E SOLDI EUROPEI: 4 ASSOLUZIONI E 2 CONDANNE PER GLI ALLEVATORI

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BUSSOLENO – Il tribunale di Torino ha assolto i 4 allevatori valsusini che erano stati processati, con le loro società, per una presunta truffa ai danni dell’Unione Europea. Secondo la pubblica accusa, i 4 allevatori avevano simulato compravendite di greggi per incassare i soldi dei contributi Ue (circa 300mila euro). Ma il “fatto non sussiste” e sono stati tutti assolti da queste gravi accuse. Secondo i giudici non è stato commesso alcun reato, anche se è plausibile che gli imputati abbiano simulato la compravendita degli ovini. Perché le vendite simulate di bestiame sarebbero prive di rilievo penale, come già prevede la normativa della Regione Valle d’Aosta. La legge regionale valdostana, infatti, consente sempre il pascolo per conto terzi, e senza alcun limite. In Valle d’Aosta tutti i pastori hanno il diritto a ottenere contributi e aiuti pubblici, se vanno in prima persona a pascolare le pecore. Non serve neanche che il pastore sia valdostano, gli imputati quindi potevano portare in Val d’Aosta le pecore altrui e usarle per ottenere contributi dell’Unione Europea, anche senza esserne proprietari, così come hanno fatto. Non era neppure necessario fingere le compravendite. In Valle d’Aosta tutti i pastori hanno diritto agli aiuti, purché vadano in prima persona a pascolare le pecore. E gli imputati erano stati avvistati mentre pascolavano proprio in Valle d’Aosta.
LE CONDANNE PER PECULATO: LE PECORE DEL PARCO ALPI COZIE VENDUTE O MACELLATE
Nel contempo, 2 dei 4 allevatori sono stati invece condannati a 2 anni e 9 mesi per il reato di peculato, e dovranno risarcire 30mila euro al parco Alpi Cozie. I fatti risalgono al 2021: i due allevatori avevano in gestione 150 pecore speciali, tutte identificabili tramite un orecchino particolare, che il parco Alpi Cozie gli aveva affidato per un progetto di recupero dell’habitat naturale. Quelle pecore sono considerate un “bene pubblico”, di proprietà dello Stato e affidate dal parco ai due allevatori per uno specifico progetto, con l’obbligo di farle pascolare tra Bussoleno e Mompantero. Ma in realtà sono finite altrove e non sarebbero mai state portate in quella zona indicata del progetto: in quell’area l’erba era rimasta alta (come verificato a seguito del sopralluogo dai carabinieri forestali). Alcune decine di quelle pecore erano state poi ritrovate a pascolare in Valle d’Aosta (arrivate a seguito di una compravendita fittizia), mentre la maggior parte delle pecore speciali – secondo il tribunale – sarebbero state vendute e macellate dai due allevatori, senza chiedere l’assenso all’ente parco. Per questo motivo è stato commesso il reato di peculato.

 

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2 COMMENTI

  1. Solita storia, già vista altrove. Per ottenere dei contributi, soprattutto se si parla di certe cifre, dovrebbero esserci leggi fatte con criterio, non alla cavolo come avviene in questo paese. In questo modo i furbi continuano a fare i furbi e chi invece lavora onestamente, fatica e fa la fame. Una vergogna!

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