VALSUSA, VIOLENZA SESSUALE SU UN BIMBO: CONDANNATO IL VICINO DI CASA / LA MAMMA: “VIVE ANCORA QUI, È UN INCUBO”

Condividi
FacebookTwitterWhatsAppMessengerEmailLinkedIn

 

Violenza sessuale su minore, aggravata perché la vittima aveva meno di 10 anni. Questo è il gravissimo reato per cui è stato condannato a 7 anni di carcere il 73enne valsusino G.G., un pensionato che per due anni ha abusato sessualmente di un bambino, dall’estate 2013 a luglio 2015. Una vicenda orribile e drammatica, avvenuta in un paese della Val Susa. G.G. sembrava il vicino di casa di cui fidarsi, il “nonno” gentile a cui la mamma Antonella (nome di fantasia) lasciava il piccolo Andrea (nome di fantasia) quando doveva andare al lavoro in un supermercato. Vivono praticamente di fronte, le rispettive famiglie si frequentavano con un buon rapporto di vicinato e nessuno poteva immaginare che dietro quella maschera di nascondesse un orco. Gli abusi sessuali venivano compiuti nella casa dell’anziano. Toccamenti nelle parti intime, baci sulla bocca e cose ancora più atroci e perverse che evitiamo di pubblicare. Dopo due anni, crescendo, il piccolo ha avuto la forza di parlarne, sfogandosi in un lungo pianto liberatorio con la famiglia e rivelando i dettagli: “Mi fa schifo…ha abusato di me, non ci voglio più andare”.

“Quel giorno dell’estate 2015 me lo ricordo come se fosse ieri – spiega tra le lacrime Antonella – Andrea l’avevo lasciato, come spesso accadeva, da quell’uomo. Ricevo un messaggio sul telefono, mio figlio mi scrive che vuole parlarmi di una cosa importante. Nel pomeriggio, sotto il giardino di casa, ne parla con il mio compagno. Poi con me, appena tornata dal lavoro. Rivela subito l’episodio del bacio e scoppiano le lacrime”.

La denuncia arriva il giorno dopo, con l’aiuto di un maresciallo vicino di casa, nell’estate 2015. Da quel momento, con il supporto degli esperti e della procura di Torino, Andrea rivela i vari episodi di cui è stato vittima. L’analisi è approfondita, con il supporto di psicologi e neuropsichiatri. Le parole del bambino sono ritenute assolutamente attendibili, nei vari colloqui ha sempre riportato con precisione quanto avvenuto nella casa del vicino, senza mai cambiare versione dei fatti o avere ripensamenti. Lo stesso non avviene per l’anziano, che durante gli interrogatori si contraddice più volte, cercando inutili giustificazioni. Il giudice ha emesso la condanna lunedì 2 ottobre a Torino: nei prossimi giorni sarà depositata la sentenza di primo grado, a cui il condannato potrà opporsi, facendo ricorso. La mamma e il piccolo sono difesi dagli avvocati Enrico Giorio e Lorenzo Zacchero. Nella lettura del dispositivo, il giudice ha stabilito come elementi provvisionali anche un “primo” risarcimento alla famiglia di 30mila euro (a fronte della richiesta totale di 150mila euro), il divieto per l’uomo di frequentare giardini pubblici e l’allontanamento dal luogo di residenza dalla vittima.

G.G. non andrà comunque in galera. Finirà in carcere solo se la sentenza passerà in giudicato, diventando esecutiva. Ma ovviamente l’anziano può ancora fare ricorso in appello, sperando di essere assolto, e poi ancora in Cassazione, con i tre gradi di giudizio.

Ma uno dei problemi più concreti non è stato ancora risolto. La mamma è venuta sabato mattina in redazione per parlare di questo dramma e denunciare l’attuale situazione: “Nonostante la condanna di primo grado e tutto quello che è successo, lui non se ne è andato. Non ha cambiato casa: rimane sempre qua, a pochi metri da noi. Mio figlio è costretto a vederlo ogni giorno, perché abitiamo praticamente di fronte. Arriva da scuola, scende dal bus, e lui lo guarda dalla finestra. Quell’uomo ha una casa con due balconi, uno proprio davanti alla nostra abitazione e l’altro dalla parte opposta, con vista sul giardino comune dove i bambini – anche di altre case vicine – giocano. Questo è assurdo. Già è stato difficilissimo arrivare a questa sentenza, ci sono voluti due lunghi anni. La denuncia, gli interrogatori, colloqui con le forze dell’ordine, ricostruire ogni singolo dettaglio e ricordo, il processo…Mio figlio è rimasto profondamente turbato da tutta questa vicenda…gli abusi, le violenze subite…sta malissimo e ancora ha parecchi problemi, viene seguito da una psicologa. Ha paura ad andare nei bagni pubblici, ogni tanto ha delle crisi di ira e grida forte perdendo la calma, ha paura a fare sport. Mio figlio si sente anche in colpa per tutto quello che è successo. Perché ci vede preoccupati, percepisce la sofferenza. E soprattutto perché è costretto a vedere ogni giorno quell’uomo, il suo carnefice, che continua a vivere proprio di fronte a noi. La psicologa l’ha spiegato chiaramente che continuare a vederlo complica fortemente le cose. Stavamo anche pensando di andarcene noi, ma sarebbe come darla vinta proprio a quell’uomo che ci ha fatto tutto questo male. Speriamo di non essere costretti a farlo, confidiamo nella giustizia”.

“Dovrebbe andarsene – aggiunge disperata la mamma – almeno allontanarsi da questo luogo e vivere altrove. Spero che finisca in carcere, anche se temo che farà ricorso. Non è bastata la condanna? Non si vergogna? Vederlo ogni giorno, come se niente fosse nonostante la sentenza del tribunale, è un dolore enorme, un incubo quotidiano”.

Per capire come si concluderà almeno questo primo aspetto della vicenda, bisogna ancora aspettare. I legali della famiglia attendono di poter leggere la sentenza, una volta che sarà depositata. Se il giudice confermerà – come misura intermedia – l’allontanamento immediato dell’uomo, G.G. dovrà andarsene e lasciare l’abitazione di fronte al ragazzino. La famiglia spera in questo. Altrimenti, se tale presupposto non sarà confermato, ci sarà ancora da attendere. Perché trattandosi di una sentenza di primo grado, l’imputato potrebbe fare appello e poi ancora ricorrere in Cassazione. Il tutto significa far passare ancora tanto tempo.

La sentenza di primo grado ha dato ragione al bimbo e alla famiglia, ma la situazione quotidiana non è affatto semplice. “Nonostante sia avvenuto tutto questo, alcuni vicini di casa ci hanno isolato e non ci rivolgono più la parola. Sono profondamente delusa dalle persone incredule, non auguro a nessuno di passare quello che stiamo passando noi…vedere le lacrime strazianti di un figlio mentre rivela abusi subiti ti svuota l’anima. Non c’è solidarietà, non c’è giusta giustizia, non c’è pentimento in questa persona che se ne sta tutti i giorni sul balcone a guardare i bambini al parco giochi. I vicini danno più credito a lui, che vive qui da oltre 30 anni, che a nostro figlio. E’ assurdo che a volte vengano messe subito in carcere persone per reati minimi, mentre per una cosa così atroce non succede nulla”.

Rimangono le riflessioni amare della mamma: “Mi sentirò tutta la vita colpevole di avere lasciato mio figlio a questo vicino di casa…di non aver capito i segnali…figlio mio perdonami…non ci sono parole…passo le notti a vagare per casa e chiedermi perchè non ho trovato risposte…è difficile far finta che vada tutto bene, è difficile trattenere le lacrime quando guardo mio figlio, ma ho dovuto imparare. Perchè amo mio figlio più della mia stessa vita. Sono orgogliosa di Andrea, che ha avuto il coraggio di parlare, spero vivamente che le persone che hanno dubitato di noi abbiano un po’ di solidarietà, non per noi adulti, ma per un’anima innocente. Perchè è questo che sono i bambini…”.

FacebookTwitterWhatsAppMessengerEmailLinkedIn
Condividi
© Riproduzione riservata

6 COMMENTI

  1. Da padre di un bimbo piccolo, ringrazio solo di non essere il genitore della povera vittima indifesa altrimenti credo che in ogni caso non so se questa persona, se è corretto definire tale un essere di questa risma, sarebbe ancora in giro. Mi spiace ma la giustizia in questo caso, come in altri simili, è di una leggerezza incomprensibile. Non dimentichiamo che la povera vittima è ormai segnata per la vita.

  2. Pultroppo certi scarafaggi sono difesi dalla legge
    Al massimo si fa qualche mese di carcere e poi e fuori per via delle eta o della buona condotta
    In Italia il carcere a vita ce solo per i mafiosi
    solamente perche sono una minaccia per lo stato tutti gli altri assassini compresi sono un peso per lo stato quindi ai domiciliari.
    Mettiamoci il cuore in pace.

  3. Basterebbe tagliare le palline. Però; con i soldi del risarcimento , la psiche del bimbo, si riequilibra? Più galera e meno soldi.

  4. a volte non bisognerebbe aspettare..una volta confermato il tutto…intendo dire che non ci siano incertezze…..una sana fucilata…..e,via…

    • …così purtroppo a volte ci sono andati di mezzo degli innocenti… non sto parlando di questo caso specifico, ma si studi quante volte per es. negli Usa sono stati giustiziati innocenti, magari solo perchè di pelle nera… la violenza non risolve i problemi…

  5. Purtroppo i soldi non restituiranno mai la serenità a questo povero bambino. Viviamo in un’epoca malata, la pedofilia, gli abusi sono sempre dietro l’angolo, non bisogna fidarsi di nessuno, o c’è una nonna per guardare i bimbi o è meglio l’asilo, il doposcuola, dove i bambini sono in tanti e se qualche operatore della scuola abusa di loro, possono difendersi e segnalare subito… Bisogna insegnare ai bambini quali parti del corpo non devono lasciarsi toccare per nessuna ragione, e che devono subito dire al molestatore che avviseranno i genitori, gli insegnanti, i carabinieri di quanto avvenuto… Comunque, lo so che è triste che non si veda giustizia, la giustizia umana è molto difettosa, e questo comporta che i delinquenti pensino di essere nel giusto, ma in questo caso viene prima la salute emotiva e fisica del bimbo, per cui, sei i genitori trovano un’altra casa magari pure in un’altro paese, dove il bimbo non sia più costretto a vedere quel vecchio maiale, è molto meglio perchè potrà cominciare una nuova vita cercando con l’aiuto di professionisti di buttarsi alle spalle questa orrenda esperienza.

Rispondi a gwen Annulla risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.