VILLAR FOCCHIARDO, LEZIONE DI METATEATRO CON “LA COMETA”

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dal LABORATORIO “LA COMETA”

SANT’ANTONINO/VILLAR FOCCHIARDO – Per il progetto teatrale sperimentale “S5.1” nel pomeriggio di martedì 28 maggio, il salone polivalente di Villar Focchiardo è stato allestito in modo inusuale all’insaputa di tutti, ruotando di novanta gradi l’asse della sala. Il palcoscenico rialzato è completamente ignorato, lo spazio compartimentato grazie a una grande tenda rossa scorrevole. Il luogo dell’azione performativa viene individuato verso la parete opposta alle porte di ingresso, circondato da un semicerchio di sedie che si chiude proprio nel punto previsto per l’azione.

Siamo nel clima del Terzo Teatro, quello di Eugenio Barba, sull’onda lunga di Jerzy Grotowski, di Stanislavskij e di Antonin Artaud. Segue lo spegnimento delle luci di sala e si innestano i fasci di luce colorata, la stessa luce su cui hanno lavorato per alcuni mesi gli studenti della classe quinta della scuola primaria di Villar Focchiardo in collaborazione con il laboratorio “La Cometa” di Sant’Antonino di Susa.

Tutto è pronto, e ci ritroviamo a raccontare non un’invenzione, ma il nostro itinerario. Prende forma la performance “Le supplici al pozzo della Giaconera”, con alcuni innesti atti a condurre i partecipanti ad assaporare il linguaggio sperimentale del teatro. Il coinvolgimento è totale, e ci ritroviamo nella stessa dinamica di Odisseo alla corte dei Feaci, quando assapora dalle labbra di Demodoco il racconto della sua stessa vita. La macchina del tempo, realizzata dagli allievi tramite le esperienze scientifiche di Goethe, Duchamp, Newton, Omero e Pitagora funziona, le dinamiche del teatro greco antico e del mito sono realmente presenti.

Non si parla di racconti inventati, ma tanto le Supplici di Eschilo quanto la leggenda del Pozzo della Giaconera costituiscono un modo di affrontare il problema della fuga dalla propria patria, dell’accoglienza e della salvezza; senza giudizi morali, perché il mito è prima della moralità, ma sviluppando delle chiavi di lettura per dipanare il presente; e, dietro tutto ma anche in primo piano, le dinamiche relazionali di un gruppo classe che ha assaporato la sua identità insieme alle famiglie e a tutti i presenti, per un totale di circa cento persone. Proprio come nel banchetto cantato da Omero nel Libro VIII dell’Odissea, la prima lezione aperta di metateatro di cui la storia abbia custodito il ricordo.

Un sentito grazie a tutti i partecipanti, alle famiglie, agli allievi e anche ai rappresentanti delle istituzioni locali che hanno onorato l’evento con la loro gradita presenza.

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