FOTO / GIAVENO, I DANNI DEI CINGHIALI ALLE COLTIVAZIONI: LA DENUNCIA DI UN’AZIENDA AGRICOLA

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Dall’UFFICIO STAMPA DI ALFREDO MONACO (Consigliere Regionale Rete Civica)
 GIAVENO – Lunedì 10 luglio il consigliere regionale Alfredo Monaco (Rete Civica), ha visitato l’azienda agricola biologica Le Frisole di Monica Iuliano in località Freisole di Giaveno, per visionare i danni provocati dai cinghiali ai suoi campi di grano di antiche varietà e di altro pregio, studiati dall’Università di Pollenzo (Cuneo).
Erano presenti anche rappresentanti dell’amministrazione di Giaveno e del CATO 2-3 che ha il compito di gestire il territorio. Le colture di altissima qualità della Iuliano sono un modello di dedizione e di impegno costruito con sacrificio dalla sua famiglia, senza peraltro aver mai chiesto un contributo o sostegno di tipo economico. Lo stesso comune giavenese intende attribuire alla patata 2.0 coltivata da Monica la denominazione comunale di origine controllata, la De.Co.
“Per quanto mi riguarda sono molto interessato a favorire aziende che si interessano innanzitutto della qualità in funzione della salute del consumatore”, afferma la Iuliano. L’azienda agricola è situata in una ZRC (Zona Ripopolamento e Cattura delle lepri ndr.), che possono crescere indisturbate e il CATO2-3 ha il compito di catturarle e reimmetterle nel territorio di caccia. Di fatto questa ZRC amplia l’area “contigua” del Parco dei Laghi di Avigliana, diventando un paradiso per la moltiplicazione dei dannosi cinghiali e di altri selvatici nocivi.
“Naturalmente ho espresso il mio rammarico al sig. Castelli e alla moglie Monica – spiega il consigliere Monaco – ma sottolineo che già nell’inverno ho documentato con foto il passaggio di cinghiali nella zona. Dalle prime ricerche che sto facendo, sono almeno dieci anni che il CATO2-3 non ordina catture di lepri, che nel caso di cui si parla hanno gravemente danneggiato il meleto. E nulla è stato fatto per impedire la proliferazione dei cinghiali, favorendone in tal nodo la diffusione. Le aziende come quella della signora Iuliano non sono interessate tanto al misero risarcimento dei danni, che si quantifica nella spesa del seme, ma piuttosto a evitare che i danni possano essere ripetuti. Il CATO2-3 ha i mezzi economici e gli strumenti tecnici per controllare e limitare il numero di specie selvatiche come il cinghiale. E invece da quando si è insediato, il nuovo Cda ha speso quasi 8.000 € per rimborsi spese e 150 per il mangime per le lepri. Non un centesimo sul territorio. Lo scorso anno 27.000 € per consulenze. È stato evidenziato da uno dei componenti del CATO2-3 presenti che tutte le segnalazioni fatte dalla titolare sono state ricevute da personale del CATO2-3 che non ne avrebbe le competenze.
Lascia perplessi il fatto che non sia stata poi almeno girata la comunicazione a chi le competenze le ha. Questo a ulteriore riprova di una pessima gestione del CATO2-3, senza voler essere malpensanti. Mi sono già attivato presso gli uffici regionali dell’Assessorato competente e della Città Metropolitana per trovare gli strumenti che possano modificare o rimuovere i confini della ZRC per permettere l’abbattimento dei nocivi. Pastori elettronici (recinti elettrificati) sono strumenti utili, ma essi e i cannoni rumorosi mantengono indisturbato lo sviluppo dei cinghiali. Vigilerò sulle azioni che intraprenderà il CATO2-3, sempre ammesso che intraprenda delle azioni serie, visto l’immobilismo che lo contraddistingue da anni, a tutto discapito sia della categoria dei cacciatori sia di quella degli agricoltori onesti. Sempre a non essere malpensanti” conclude Monaco.
 

 

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