FALÒ VALDESE A TORINO: CI SARANNO ANCHE GLI EVANGELICI DI VALSUSA E VALSANGONE

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di IVO BLANDINO

In quel tempo – 169 anni fa – era il 17 febbraio del 1848, quando il sovrano sabaudo re di Piemonte e Sardegna Carlo Alberto, firmava nel real palazzo di Torino le “Lettere Patenti” concedendo i diritti civili e politici ai “rignicoli”, termine dispregiativo con cui venivano chiamati allora i suoi fedeli sudditi, Valdesi ed Israeliti, due piccole ma significative minoranze religiose del Piemonte, ponendo fine a lunghi secoli di dure persecuzioni inflitte dalla poco “tollerante” Casa Savoia.

Calo Alberto (spinto dalle idee illuministe di Roberto e Massimo D’Azeglio e Cavour), concede, proprio il XVII febbraio, l’emancipazione ai Valdesi e il 29 marzo firma, sul campo di Voghera, l’Editto l’Emancipazione per i sudditi “Israeliti”, come venivano chiamati a quell’epoca gli ebrei.

Da quel giorno epocale è tradizione che, il XVII febbraio sia dal popolo/chiesa valdese, ricordato come il segno prodigioso della grazia di Dio, per il dono della tanto sofferta ma conquistata libertà.

La festa (particolarmente sentita nelle valli del pinerolese), ha luogo ovunque esista la presenza valdese, sia in Italia che all’estero: ha inizio alla sera del 17 febbraio, con l’accensione dei falò, a ricordo della gioia delle popolazioni alpine quando la notizia da Torino giunse nelle valli valdesi, dove venne accolta con commozione ed entusiasmo dai valligiani, che – presi dalla gioia – accesero centinaia di falò, per comunicare la bella notizia. Era finalmente stata proclamata “L’Emancipazione” a due identità italiane, ma rei di essere “diversi” dalla maggioranza della popolazione.

Lo Statuto Albertino concedeva ai Valdesi ed Israeliti, il diritto di accedere alle Accademie e agli Alti Gradi del regno, ma nulla era “innovato” in materia di culto, la vera libertà di professare “liberamente” il proprio credo avvenne soltanto con le Intese tra lo Stato e la chiesa valdese, il 21 febbraio del 1984, dopo mille peripezie burocratiche.

Negli anni successivi, fu firmata l’Intesa con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e altre 8 confessioni operanti sul territorio nazionale.

Nelle vallidi Susa e Sangone, esistevano fin dal XIII secolo numerosissime comunità sia valdesi che riformate, soprattutto nell’alta Valle di Susa come Exilles, Chiomonte, Bardonecchia, Meana, Mattie, Fenils, Salbertrand, Oulx ma, a causa delle insostenibili persecuzioni, queste comunità furono costrette o a esiliare o abiurare: con queste condizioni fu completamente cancellata dalla Valle di Susa la presenza dei riformati.

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Nel 1866 sono arrivati in Val Susa alcuni industriali, provenienti dal Nord Europa e di fede protestante tra questi spicca lo scozzese John Baraclough Fell, che costruirà la ferrovia del Moncenisio, lui stesso si preoccupò dell’assistenza spirituale dei propri dipendenti, facendo richiesta
alla Tavola Valdese a Torre Pellice, di inviare a Susa un pastore valdese, ed in questo modo avrà nuovamente inizio una nuova testimonianza della presenza Riformata in Valle di Susa.

Altra realtà religiosa Evangelica, si avrà il 19 marzo del 1894, quando a Meana, a seguito di una predicazione, sorgerà la prima chiesa evangelica battista, a cui faranno seguito la fondazione di altre chiese Evangeliche.

Da alcuni anni, proprio a Meana sul prato di fronte al tempio, viene acceso un grande falò, che vede la partecipazione di molti anche non appartenenti all’ambiente delle chiese protestanti.

Il tradizionale falò a Meana (come avvenuto negli anni passati), non sarà acceso, perché gli Evangelici della Valle di Susa e Sangone, si recheranno a Torino, in piazza Castello, dove il 29 marzo del 1558, venne impiccato e arso il pastore valdese Goffredo Varaglia. Oggi per fortuna soffia un’altra aria: il vento del dialogo e collaborazione tra le chiese, il reciproco rispetto tra le diverse realtà religiose sono un bell’esempio di ascolto e comunione.

Proprio con questo spirito, questa sera alle 20, avrà luogo un fatto straordinario, per la prima volta si festeggerà su quella storica piazza di Torino la “Festa Valdese, la Festa della Libertà” e verrà acceso un grande falò: l’invito è esteso a tutta la cittadinanza.

Quest’anno saranno due gli eventi commemorati: il primo ovviamente il ricordo dell’Emancipazione e il secondo sta coinvolgendo tutto il mondo protestante, il 500° anniversario della Riforma, cioè l’affissione delle 95 Tesi, che il monaco agostiniano Martin Luther mise sulla porta della cattedrale del castello di Wittemberg in Germania: con questa azione decisiva “protestò” contro la vendita delle indulgenze, questa sua azione segnò l’inizio, ed accese la scintilla, dando il via alla diffusione del Protestantesimo oggi presente in tutto il mondo.

Questa sera le diverse comunità Evangeliche delle Valli Susa e Sangone, con il pastore valdese Davide Rostan, saranno presenti su quella piazza per condividere la gioia della Libertà.

Per questa serata fortemente voluta dall’amministrazione comunale di Torino, ed organizzata in collaborazione con la Chiesa Valdese di Torino e con la Comunità Ebraica di Torino, ci saranno sulla piazza, il Coro Valdese di Torino, il Coro Semicanto ed il Coro Q gruppo Canto LGBT, i rappresentanti di altre chiese e comunità religiose della città, diverse associazioni che si battono per i diritti di uguaglianza e per la libertà di tutti, rappresentanti del Comune, della Provincia e della Regione Piemonte.

Superfluo dire che a questa iniziativa della “Festa della Libertà” di fede, di coscienza e di pensiero, sono tutti e tutte cordialmente invitati a partecipare.

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