VALSUSA, 1000 ANNI DI STORIA DELLA SACRA DI SAN MICHELE

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dalla SEGRETERIA DELLA SACRA DI SAN MICHELE

SANT’AMBROGIO DI TORINO – Dopo quasi tre secoli di ricchezza e splendore del monastero benedettino, a metà del XIV secolo l’abate Pietro III di Fongeret prende la nefasta decisione di supportare Filippo II di Savoia-Acaja. Il principe vuole vendicare il padre, che è stato esautorato da poteri e possedimenti per la sua insubordinazione a Casa Savoia e saccheggia così il borgo di Sant’Ambrogio di Torino.

L’appoggio di Pietro III a tale atto scatena l’ira di Amedeo VI. Il “Conte Verde” chiede quindi al Papa la soppressione dell’autorità dell’abate. Dal 1381 il complesso viene dunque amministrato dai commendatari. Sempre lontani dal monastero, godono solo delle sue rendite: i monaci vengono governati da priori e questi ultimi sono utilizzati dai commendatari per la riscossione degli introiti.

Inizia così un lungo periodo di decadenza, che culmina con la decisione da parte di Papa Gregorio XV di sopprimere il monastero. Termina quindi la secolare gestione benedettina dell’abbazia e il complesso passa alla Collegiata dei Canonici della Chiesa di San Lorenzo a Giaveno. Questa non riesce però a far fronte alle ingenti spese e la Sacra viene abbandonata per due secoli. Anche la sua immensa biblioteca viene dispersa e saccheggiata.

E oggi? Nel 1836, in seguito alla decisone di Re Carlo Alberto di Savoia di far risorgere il monumento, che era stato l’onore della Chiesa piemontese e del suo casato, affida la Sacra ad Antonio Rosmini e al suo ordine religioso, nominandoli custodi e amministratori. Contemporaneamente, il re dà loro in custodia le salme di ventiquattro reali di casa Savoia, traslate dal Duomo di Torino.

Nel 1980 lo scrittore Umberto Eco si ispira alla Sacra per ambientare il famoso romanzo “Il Nome della Rosa”. L’omonimo film avrebbe dovuto essere girato proprio alla Sacra di San Michele, ma gli elevati costi da sostenere convinsero la produzione a preferire l’Abbazia di Eberbach. Il 14 luglio 1991 il complesso riceve la visita di Papa Giovanni Paolo II e nel 1994 viene riconosciuto come monumento simbolo del Piemonte.

 

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