FOTO / LA VALSUSA SI È TINTA DEI COLORI DEL GRANO

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di MARIO RAIMONDO

VILLAR FOCCHIARDO – Forse, perché presi dalla sempre incombente fretta, in pochi si sono accorti che la valle si è tinta del color oro del grano. E non solo del grano, ma anche dell’orzo e della segale. Non più numerosi come un tempo, anzi un po’ sparuti, i coltivi dei cereali maturando trasformano lo stelo verde in un color giallo oro.

Un po’ qui, un po’ là, da San Didero a Villar Focchiardo, da Novaretto a Drubiaglio le messi dell’anno 2017 sembrano sorridere nei campi in attesa della mietitrebbia che raccoglierà quei chicchi pregiati che soprattutto un tempo erano il frutto più prezioso della terra avita.

Già, un tempo… Fino all’inizio dello scorso secolo coltivavano la segale su fino a Maffiotto, ed in ogni spazio, dov’era possibile, si seminava una ‘strisciata’ di grano.

Le mietitrebbie, come peraltro la mietilega, non solo non erano oggetti esistenti, ma non erano neanche idee: per la mietitura c’era la falce, lu day, e la roncola, la masojra ed il lavoro avveniva sotto il solleone estivo.

Il pane era davvero sudato, il grano ambito e rispettato perché linfa di sopravvivenza per una vita tutt’altro che facile.

Me lo raccontava Michele Ravoira quando all’inizio dell’estate guardava giù per la valle da quel balcone che è Borgata Tampe: “Guardando la valle si vedeva l’oro del grano e ciò ci rendeva ottimisti: ce ne sarebbe stato anche per noi. Avere il pane per noi significava essere felici”.

Essere felici! Pensate un po’: essere felici per un po’ di pane. Sembra una cosa lontana anni luce da noi, noi che viviamo di fretta, noi che consideriamo il pane ‘solo’ pane, noi che spesse volte conosciamo il prezzo di tutto ma attribuiamo il valore di nulla a ciò che ci circonda.

Vi siete mai avvicinati ad un campo di grano? Ne avete mai sentito il profumo? Avete mai accarezzato l’apice degli steli col palmo della mano aperto? Fatelo ora! Per dare risposta a quella canzone di Lucio Battisti che domandava ‘Che ne sai tu di un campo di grano…’.

Per sapere che questa nostra bistrattata Valle non è solo una valle di ‘grane’, ma una Valle dove c’è ancora il grano, il pane di domani, che nutrirà la speranza di una valle da vivere per tutti.

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