GIAVENO, L’ATTACCO DI CARBONE: “LA RUFFINO COSA HA FATTO PER L’OSPEDALE?”

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di MARCO CARBONE (PER IL GRUPPO DI MAGGIORANZA “PER GIAVENO”)

GIAVENO – Nella baraonda di dichiarazioni riguardanti il presidio sanitario di Giaveno (ex ospedale) che in questi giorni hanno occupato molto spazio e diffuso idee e opinioni non supportati da fatti, i consiglieri di maggioranza nella persona del consigliere capogruppo Marco Carbone intendono ricordare gli eventi che hanno portato l’ex ospedale a essere ciò che è oggi.

Si tratta di un documento lungo ma necessario per fare chiarezza. In premessa si ricorda che il sindaco Carlo Giacone insieme a tutta l’amministrazione, e in particolare il vicesindaco e assessore alla Sanità, Vincenza Calvo, si sono sempre adoperati fin dall’insediamento nel 2014 in incontri periodici con tutte le realtà a cui fa capo l’organizzazione sanitaria, in primis l’Assessorato regionale e a seguire la Direzione Generale dell’Asl TO3, la Direzione di Distretto e così via.

In tutti gli incontri o lettere, sono sempre state sottolineate le esigenze del territorio della Val Sangone e naturalmente di Giaveno sui bisogni sanitari della popolazione, ricordando che si tratta di un territorio montuoso caratterizzato da molte borgate e lontano dal primo Dea (pronto soccorso) utile, a Rivoli, e inoltre popolato da molti anziani. Tanto per fare un esempio, nel 2015 l’assessore Vincenza Calvo chiedeva il ripristino di Geriatria e l’aumento del livello di intensità di cure per il reparto ex medicina ora continuità assistenziale.

A partire dal 2014 la dottoressa Calvo ha anche istituito un tavolo di lavoro sulla sanità in cui sono rappresentati tutti i gruppi politici del consiglio comunale tramite l’indicazione di loro esperti del settore (medici o operatori sanitari); purtroppo il rappresentante del centrodestra è stato assente alle ultime riunioni e quindi, probabilmente, non ha saputo quali sono gli ultimi passaggi.

Ma veniamo alla storia dell’ex ospedale giavenese: se tutti si scaldano così tanto in merito alla sua situazione attuale è perché esso è stato costruito nel tempo con donazioni, beneficenze, lasciti e finanziamenti della comunità giavenese, salvo poi diventare patrimonio regionale in forza di una legge apposita (La legge 17 agosto 1974, n. 386).

I giavenesi sentono – giustamente – l’ospedale come una struttura creata, voluta e finanziata nel tempo dai loro avi.
È del 1992 il riordino della rete ospedaliera nazionale (Dlgs 30 dicembre 1992, n. 502); nel 1995 la Giunta Regionale guidata da Ghigo (Forza Italia) delibera il Piano sanitario che prevede riorganizzazioni e diverse chiusure, ad oggi attuato a circa l’80 per cento. Tra queste, anche il Valdese e l’Oftalmico, per il cui mantenimento proprio dal centrodestra ultimamente più d’uno sta promuovendo raccolte firme. Quando si dice la coerenza.

Con il Piano Sanitario Regionale 97-99, se da un lato si taglia, dall’altro si espandono servizi e discipline, e una Regione che prima era virtuosa arriva negli anni 2000 a un incremento della spesa che ha superato alla fine del decennio quanto previsto dal Fondo Sanitario Nazionale con un eccesso tendenziale del circa 6-7%, richiedendo altre risorse della Regione per coprire il disavanzo.

Nonostante chiusure e tagli la Regione è diventata spendacciona!
A seguito di troppe spese la Regione è stata chiamata nel luglio 2010 ad entrare nel regime di Piano di Rientro, che significa blocco delle spese, delle assunzioni e diversi “tagli” al settore (dati Ires). Fortunatamente, nei primi mesi del 2017, la Regione Piemonte è uscita dal piano di rientro.

Quindi i grandi sprechi e, di conseguenza, i successivi grandi “tagli” sono stati effettuati negli anni tra il 1992 e il 2014, quando l’amministrazione comunale di Giaveno, in questo lungo periodo, è stata sempre la stessa, quella di Osvaldo Napoli e Daniela Ruffino, mentre in quegli anni le giunte regionali si sono alternate ripetutamente con guide a trazione sia centrodestra e che centrosinistra. Così come si sono alternati i governi, e sono i ministeri ad operare la maggior parte delle decisioni, che alle regioni spetta più che altro attuare. Ma qui a Giaveno dal 1985 al 2014 hanno amministrato sempre gli stessi.

L’ospedale di Giaveno ha iniziato a “perdere i pezzi” nel 1989 con la chiusura del reparto di Ortopedia, poi ha perso negli anni Maternità, Ostetricia, Pediatria (1996). Poi la chiusura del pronto soccorso notturno e il 1° luglio 2010 la chiusura di Chirurgia, che porta con sé il declassamento del pronto soccorso diurno a punto di primo intervento. Va via anche il laboratorio analisi.

A luglio del 2010 ci fu ancora una grande fiaccolata a sostegno dell’ospedale, organizzata da liberi cittadini, a cui parteciparono convinti l’allora vice sindaco Carlo Giacone, in disaccordo con la sua giunta, e l’attuale assessore Marilena Barone, mentre altri… furono assenti.

Del resto ci sarà un motivo se in quegli anni era molto attivo e seguito un “Comitato Difesa Ospedale” composto da liberi cittadini. E se la allora opposizione in consiglio comunale promuoveva raccolte firme, incontri in Assessorato, assemblee pubbliche e riusciva ad ottenere nel 2012 il voto su una mozione che chiedeva un incontro pubblico con l’assessore regionale alla Sanità.

Nel frattempo, forse per calmare gli animi, viene costruita e inaugurata l’ala nuova dell’ospedale (2010- 2014), cinque milioni di euro che hanno portato a una scatola semivuota, se si esclude il reparto di continuità assistenziale (lungodegenza). Nel 2013 chiude il reparto di Medicina e il 16 dicembre di quell’anno viene rimossa dalla facciata la scritta “Ospedale”. Da allora non possiamo nemmeno più chiamare ciò che i nostri avi hanno costruito ospedale, ma “Polo Sanitario”, persino le parole devono adeguarsi allo smembramento della struttura.

Siamo certi che i cittadini giavenesi e in generale gli abitanti di tutta la Val Sangone ricordino bene da chi erano governati in quegli anni e se hanno visto proteste per la situazione che si stava venendo a creare nel tempo o piuttosto sempre comunicati tranquillizzanti, utili forse per mantenere buoni rapporti con i capi partito ma non tanto per garantire il servizio al territorio.

Ancora nel 2013 i sei sindaci della Val Sangone facevano affiggere un manifesto in cui sostanzialmente si diceva che era tutto a posto, che l’ospedale continuava la sua missione e si magnificavano le tante attività presenti (superstiti, si potrebbe dire) nel presidio, e si raccoglievano firme per “mantenere l’esistente”, sì certo, ma dopo che era stato già spolpato!

E mentre il governatore Cota in visita alla festa leghista di Giaveno aveva definito l’ospedale “da chiudere perché pericoloso”, l’allora sindaco Daniela Ruffino dichiarava ai giornali di essere “moderatamente ottimista sul futuro dell’ospedale”. Negli stessi giorni!

Come si può pretendere ora che la nuova amministrazione, in carica dal 2014, sia colpevole di tutto quanto successo in passato o possa avere la bacchetta magica per risolvere le questioni, dopo che non le si sono affrontate quando era ancora possibile farlo?

Come consiglieri di maggioranza affermiamo che da quando siamo in carica non abbiamo mai smesso di sollecitare le istituzioni preposte a garantire un livello adeguato di servizi presso il presidio sanitario e di confrontarci sulle situazioni che ci vengono proposte. E questo continueremo a farlo sempre con maggiore insistenza e su tutti i tavoli possibili.

È davvero ridicolo leggere certe affermazioni da chi ha sempre ripetuto “va tutto bene” per garantirsi la propria carriera politica e la propria ascesa personale, a discapito dei servizi sanitari e ospedalieri alla popolazione.

Daniela Ruffino cosa ha fatto per l’ospedale quando era sindaco? E quando era consigliere provinciale? E da quando è consigliere regionale nonché vice presidente del consiglio regionale? Speriamo che dal 5 marzo, visto che avremo ben due parlamentari a Roma, essi finalmente si ricordino dell’ex ospedale del territorio che hanno governato per tanti anni, ma forse è troppo tardi!

Come consiglieri di maggioranza di una lista civica, ma più in generale come cittadini di Giaveno e abitanti della Val Sangone, chiediamo alle forze politiche maggiore responsabilità e di smettere di speculare sulla situazione già difficile dell’ex ospedale in questo periodo di campagna elettorale e ci auguriamo che dopo le elezioni tutti si adoperino per il bene del territorio.

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