LADRI IN VALSUSA: SVALIGIATA UNA CASA A BUSSOLENO

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BUSSOLENO – A Chianocco nel weekend ci avevano provato, ma a Bussoleno ci sono riusciti. Mercoledì 29 novembre i ladri hanno derubato un’abitazione in via Mattie. Approfittando dell’assenza della proprietaria, che lavora a Torino, i malviventi si sono introdotti nell’abitazione e l’hanno svaligiata. “Terribile sapere che qualcuno è entrato in casa tua – commenta la donna – ho aperto la porta di casa alle 20 e ho trovato il caos”.

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11 COMMENTI

    • Il fatto è che non è solo a Bussoleno… anche negli altri Paesi della Valle i furti e tentativi di furti sono all’ordine del giorno, e soprattutto se si vive in zone un po’ isolate fa paura.

  1. Ma i vigili esistono? Da tempo sono latitanti. E mettere le telecamere sarà in programma per il prossimo secolo?. Basta guardare i depositi rifiuti. Povero paese!

  2. A volte incontro delle facce poco raccomandabili e mi tocca cambiare marciapiede a casa nostra. Ditemi voi come siamo messi…

    • La delinquenza esiste e questo è un dato di fatto non negabile. Soprattutto vivere soli fa paura, ma non solo a Bussoleno, anche in altri piccoli paesini della Valle tentano gli scassi pure con le famiglie dentro: aprono porte, alzano serrande ecc, pare che uno debba mettere le inferriate alle case come fossero carceri. Sfatiamo però una volta per tutte le teorie alla Cesare Lombroso sulle facce poco raccomandabili…Per Lombroso tra le caratteristiche anatomiche che distinguono un criminale da un comune individuo esistevano delle differenze rispetto: il peso della persona, il naso schiacciato, la misura del cranio e le sue ossa che risultavano essere in soprannumero. L’alterazione della sensibilità e una maggiore precisione visiva, la conformazione dei denti con canini e incisivi mediani forti e ben sviluppati, la presenza o meno di tatuaggi, la conformazione dei piedi che nei delinquenti erano prensili e la presenza di un’eccessiva pigrizia. Altro importante elemento era la presenza del fattore epilettico in quanto alcune caratteristiche presentate da persone con questa patologia erano presenti anche nei criminali. L’epilessia forniva una spiegazione all’arresto di sviluppo fisico e psichico dei delinquenti e la criminalità era vista come una trasformazione dell’epilessia e pertanto classificata tra le varie forme epilettiche. Vennero coniati i seguenti termini: epilessia psichica, larvata ed epilettoidismo, secondo la teoria i crimini peggiori dovevano essere ricondotti all’epilessia psichica.Cesare Lombroso e le sue teorie relative alla criminologia
      17/08/2023 by Minerva

      Teschi. Le teorie di Cesare Lombroso
      Lombroso una figura ad oggi discussa. Prima di leggere il presente articolo è doveroso specificare che molte delle teorie di Cesare Lombroso sono state contestate e invalidate. Nel presente articolo si parlerà della discussa figura di Lombroso senza tuttavia condividere completamente tutte le sue teorie, che appunto si sono state smentite.

      Indice dei contenuti
      Il pioniere della criminologia
      Gli studi accademici e i primi incarichi
      Gli studi a Pavia, Padova e a Vienna in Austria
      L’inizio della collezione di crani da parte di Lombroso
      Le sue teorie
      Il caso di Verzani, il vampiro del Nord Italia
      Il concetto di positivismo antropologico
      L’ereditarietà del criminale in base alle teorie di Lombroso
      La correlazione tra clima e crimine secondo la teoria di Lombroso
      Le categorie criminali
      Genio e follie, lo studio dei manicomi condotte da Lombroso
      L’anello di congiunzione tra criminale, genio e folle
      Lo studio di Davide Lazzaretti
      L’anatomia femminile e le teorie di Lombroso
      Le patologie femminili in base alle teorie di Lombroso
      Lo studio degli anarchici
      Le cause del crimine secondo uno dei padri della criminologia
      La categoria dei criminali dediti alla truffa
      Le reazioni alle teorie lombrosiane
      Le teorie eziologica
      Teorie razziste
      Gli ultimi anni della sua vita
      La fondazione dell’archivio di psichiatria
      L’apertura del museo nel 2009
      La morte di Cesare Lombroso
      Il pioniere della criminologia
      Cesare Lombroso, antropologo e medico, nacque a Verona nel 1835, in una numerosa famiglia di commercianti ebrei. Con il nome di Ezechiah Marco successivamente modificato, da lui stesso, in Cesare.

      Considerato uno dei maggiori seguaci del Positivismo evoluzionistico. A causa del fermento che la corrente francese e inglese creò in Italia in quegli anni, si affermò principalmente negli studi di Antropologia e Biologia. Il suo nome è però ancora oggi legato al concetto di Antropologia Criminale, una nuova disciplina di cui venne ritenuto il fondatore. Il suo lavoro è stato influenzato dalla frenologia, dal darwinismo sociale e dalla fisiognomica.

      Gli studi accademici e i primi incarichi
      La formazione di Cesare Lombroso venne condizionata sia dal cugino David Levi. Importante personaggio in quanto patriota e politico italiano, con cui visse per un po’ di tempo a stretto contatto e anche dagli scritti del medico e linguista Paolo Marzolo.

      Il cugino essendo un importante esponente del Risorgimento, lo avvicinò al culto della libertà di pensiero portandolo a contrapporsi alla ferma religiosità del padre;

      Marzolo invece lo avvicinò alla linguistica. Pertanto viste le nuove passioni e il rinnovato modo di vedere le cose decise di abbandonare la scuola pubblica per intraprendere una formazione di natura prettamente privata.

      Gli studi a Pavia, Padova e a Vienna in Austria
      Dal 1853 al 1858 intraprese presso gli atenei di Pavia, Padova e Vienna gli studi in Medicina. Tali studi Lombroso li concluse con una tesi di laurea sul cretinismo in Lombardia.

      Durante questi anni di formazione, essendo uno studente eclettico ed eccellente, si interessò anche allo studio di altre discipline quali: le scienze naturali, la storia, la letteratura e l’anatomia umana che diverrà uno dei suoi più grandi interessi.

      L’anno seguente, alla fine del percorso accademico, prese parte alla lotta contro il brigantaggio. Tale lotta fu successiva all’Unificazione italiana, che stava avvenendo nelle campagne del Nord Italia. In tale occasione si offrì come medico militare.

      L’inizio della collezione di crani da parte di Lombroso
      Fu in questo periodo che il Lombroso iniziò a collezionare i primi crani umani e scheletri di persone. Oggi esposti presso il museo di Antropologia criminale “Cesare Lombroso” di Torino. Museo da lui stesso fondato.

      Svolse inoltre importanti ricerche sia sul cretinismo che sulla pellagra, una malattia quest’ultima di natura endemica dovuta al mancato assorbimento di vitamine appartenenti al gruppo B.

      Le sue teorie
      Negli anni Settanta dell’Ottocento ottenne un importante incarico come direttore del manicomio di Pesaro. Un luogo in cui ebbe la possibilità di osservare e studiare numerosi casi clinici.

      In questo periodo, dopo essersi occupato degli studi sulla pellagra, si concentrò sull’antropologia e in particolare modo sullo studio dei matti e dei criminali in quanto erano coloro che, secondo lui, presentavano maggiori tratti di primitivismo.

      Tutta la teoria successiva a queste osservazioni, così come le altre, saranno influenzate dal positivismo evoluzionistico in cui Lombroso credeva fermamente. Il primo caso di cui si occupò fu quello del brigante Giuseppe Villella, un settantenne datosi alla macchia sui monti.

      La sua autopsia evidenziò alla base del cranio la fusione congenita dell’occipite con l’atlante, la mancanza della cresta occipitale interna e la presenza di rilevatezze ossee del tutto anomale.

      Tutto questo portò il Lombroso ad affermare che il Vilella aveva un cervello fermo allo stato fetale. Pertanto i vizi della struttura organica, presenti nelle persone pazze, erano alla base degli atteggiamenti devianti della condotta umana.

      Il caso di Verzani, il vampiro del Nord Italia
      Un altro importante caso, che avvalorò le tesi dello studioso, fu quello del contadino Vincenzo Verzeni. Successivamente conosciuto con gli appellativi dello strangolatore o del vampiro del Nord Italia.

      Esso venne considerato il primo serial killer italiano. Verzeni fu riconosciuto in particolare per il suo modus operandi consistente nello strangolare le vittime. Spogliarle e ferirle e, nella maggior parte dei casi, nell’asportazione di diverse parti del corpo, compresi gli organi interni.

      Nel 1873 dopo aver compiuto una serie di efferati omicidi venne arrestato e Lombroso ottenne l’incarico di stendere la perizia psichiatrica. Secondo lo studioso l’uomo presentava caratteri di mancata evoluzione, anomalie queste, che avrebbero spiegato gli strani comportamenti della condotta tenuta dal Verzeni.

      Da questi e altri studi minori prese vita la sua più importante opera dal titolo “L’uomo delinquente” che fu pubblicata a partire dal 1876 e nel corso degli anni riproposta in più edizioni rivedute e corrette.

      Il concetto di positivismo antropologico
      Essa risentì dell’influenza positivista, di cui il Lombroso era un fermo sostenitore, un’ideologia che lo portò a coniare il concetto di positivismo antropologico. Secondo questo termine un soggetto metterebbe in atto delle azioni criminali perché possiede determinate caratteristiche biologiche che lo distinguerebbero nettamente da chi delinquente non è. Inoltre un individuo commetterebbe un reato in quanto non può fare a meno di delinquere e questo non dipenderebbe da lui ma dal fatto che è privo di libero arbitrio. In quest’opera è contenuta anche la nozione di atavismo, secondo la quale una persona che commette un reato lo fa a causa della presenza di caratteristiche somatiche e psichiche proprie dei suoi antenati e quindi di tratti primordiali.

      Lo studioso propose una distinzione tra i vari tipi di criminali, classificandoli in: criminale epilettico, delinquente nato, delinquente pazzo e il delinquente per impeto passionale o per forza irresistibile.

      Quest’ultimo, per esempio, commetterebbe degli atti criminosi per altruismo verso la persona amata ai fini di salvaguardarla da un pericolo. Alla base delle sue teorie vi era però il concetto di criminale per nascita, inteso come colui che era recidivo e commetteva azioni delittuose con frequenza.

      Esso aveva delle caratteristiche fisiche, diverse dalla persona considerata normale, consistenti in delle vere e proprie anomalie che avrebbero determinato il comportamento deviante.

      L’ereditarietà del criminale in base alle teorie di Lombroso
      Per il Lombroso l’essere criminali era la conseguenza di una patologia ereditaria. Inoltre, li considerava simili ai matti.

      Pertanto oltre alla presenza o meno di epilessia e all’influenza dell’ambiente, sulla formazione di un criminale, influirebbe l’ereditarietà che venne distinta in eredità diretta e indiretta; la prima derivata dai genitori mentre l’altra propria di una famiglia degenere.

      Da queste deduzioni, lo studioso, potè affermare che l’unico modo per curare un criminale era quello utilizzato anche per i matti. Quindi era necessaria l’applicazione di un metodo di tipo clinico – terapeutico.

      Lombroso affermò che l’azione criminale era influenzata sia da vari fattori e comportamenti che da alcune caratteristiche fisiche.

      Con i primi si intende: l’età, il sesso, la “razza”, l’uso di sostanze stupefacenti o di alcool, le condizioni economico – culturali, i fattori climatici e geografici. Ma anche la religione e l’istruzione.

      Infatti l’essere istruiti secondo lo studioso diminuiva i reati di sangue ma portava ad un aumento di quelli sessuali e di truffa, invece, la religione era estranea da qualunque influenza sul gesto errato.

      La correlazione tra clima e crimine secondo la teoria di Lombroso
      Riguardo al clima Lombroso riteneva che durante i mesi caldi vi fosse un numero maggiore di delitti di sangue mentre i nel corso dei mesi più instabili a livello climatico si assisteva a più manifestazioni epilettiche.

      Invece tra le caratteristiche anatomiche che distinguono un criminale da un comune individuo esistevano delle differenze rispetto: il peso della persona, il naso schiacciato, la misura del cranio e le sue ossa che risultavano essere in soprannumero. L’alterazione della sensibilità e una maggiore precisione visiva, la conformazione dei denti con canini e incisivi mediani forti e ben sviluppati, la presenza o meno di tatuaggi, la conformazione dei piedi che nei delinquenti erano prensili e la presenza di un’eccessiva pigrizia.
      Altro importante elemento era la presenza del fattore epilettico in quanto alcune caratteristiche presentate da persone con questa patologia erano presenti anche nei criminali.
      L’epilessia forniva una spiegazione all’arresto di sviluppo fisico e psichico dei delinquenti e la criminalità era vista come una trasformazione dell’epilessia e pertanto classificata tra le varie forme epilettiche. Vennero coniati i seguenti termini: epilessia psichica, larvata ed epilettoidismo, secondo la teoria i crimini peggiori dovevano essere ricondotti all’epilessia psichica.
      Per il Lombroso comunque ad ogni categoria di criminale corrispondevano delle specifiche caratteristiche.
      Il criminale nato, per esempio, presentava gli occhi mobilissimi, la fronte sfuggente, le sopracciglia folte e vicine, la testa piccola, il viso giallo o pallido, il naso torto e la barda diradata. Poi vi erano criminali specifici quali i ladri, i falsari, gli stupratori e gli omicidi con dei tratti somatici e psicologici del tutto simili a quelli del delinquente nato.
      Lombroso non si occupò soltanto di osservare e studiare la figura del criminale. Esso ma si interessò anche di coloro che oggi verrebbero ritenuti devianti a causa di alcuni comportamenti diversi da ciò che viene considerata la normalità.
      Infatti è deviante colui che non rispetta le regole presenti nella società in cui vive e considerava tali le seguenti figure: i geni, le prostitue, gli anarchici e i profeti. Questo è un po’ un riassunto di quanto teorizzato da Lombroso, che andrebbe ovviamente ulteriormente ampliato. Comunque come tutte le teorie, anche quella di Lombroso può avere qualcosa di vero e di sbagliato. Lombroso è stato più volte etichettato anche come razzista in quanto, nei suoi numerosi studi, per caratteristiche anatomiche considerava la gente del sud Italia più incline alla delinquenza rispetto alle persone del nord, causando veri e propri tumulti popolari.
      La teoria di Lombroso, essendo senza dubbio superata e sbagliata, può avere un qualcosa di vero nel momento in cui egli considerava il contesto sociale, nonché fattori ambientali e l’educazione come possibili sfere di influenza del comportamento criminale. Oggigiorno sappiamo che, infatti, il criminale può essere una persona che ha situazioni disagiate, che non ha ricevuto un’educazione consona, che ha vissuto in un contesto di malavita. Completamente prive di fondamento, invece, appaiono le caratteristiche fisiche come possibili indicazioni di un soggetto criminale. Dunque, visto che nessuno di noi sceglie se nascere bello o brutto, alto o basso, grasso o magro, bianco o nero, biondo o castano, eccetera, smettiamola di attribuire la delinquenza a persone che reputiamo poco raccomandabili perchè magari hanno caratteristiche somatiche semplicemente diverse dalle nostre: è l’essere interiore della persona che conta veramente, l’apparenza conta ben poco, e spesso dire che una persona ha l’aria poco raccomandabile sulla baste di determinate caratteristiche fisiche non è niente altro che razzismo o pregiudizio, perchè le persone vanno valutate dal comportamento e non dall’aspetto esteriore.

  3. A volte incontro delle facce poco raccomandabili e mi tocca cambiare marciapiede. Ditemi voi come siamo messi a casa nostra. Una volta certe cose non succedevano chissà come mai…

  4. Io con la mia famiglia sono arrivato a Bussoleno nel 1955 .mio padre 2 anni prima. Se non avevi un lavoro niente casa in affitto, se non avevi un domicilio niente lavoro. La nostra fortuna è che essendo venuto prima mio padre e avendo trovato un Sindaco con un grande senso del dovere oltre che un cuore gli chiese cosa sapesse fare?Qualsiasi lavoro umile .OK è stata la risposta del Sindaco Tablin. C’è da tagliare la legna di quel bosco sei capace?la risposta è stata mi metta alla prova. A fine giornata questo grande Sindaco gli ha detto il lavoro ce l’hai adesso andiamo a vedere se troviamo anche una casetta per te è la tua famiglia e anche quella è stata trovata. GRAZIE SINDACO TABLIN E A TUTTI QUELLI CHE CI HANNO ACCETTATO PRIMA A FORESTO E POI A BUSSOLENO. LA PAROLA LADRI NON SI SENTIVA IN QUESTO PAESE PICCOLO MA ACCOGLIENTE

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