FAMIGLIA SFRATTATA IN VALSUSA: LUNEDÌ INCONTRO COI SERVIZI SOCIALI

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di FRANCESCO RICHETTO (CONSIGLIERE COMUNALE DI BUSSOLENO)

BUSSOLENO – Porto un breve aggiornamento riguardo alla situazione di emergenza che ieri abbiamo voluto affrontare in sala consiliare a Bussoleno. Un primo piccolo risultato è stato raggiunto, da ieri sera la famiglia si è ricomposta. Dopo quattro giorni divisi sul territorio, sono tornati insieme ospiti del Comune di San Didero. Il Comune di Vaie si è fatto carico della difficoltà ed insieme alla famiglia e a noi ha seguito a cena tutti quanti, proseguendo in serata il cammino verso il nuovo e provvisorio alloggio.

A tarda sera è arrivato anche il figlio grande che, dopo una giornata di attesa e lavoro come apprendista, finalmente ha potuto riabbracciare tutti quanti insieme.

Tornando alle questioni tecniche (ahimè per quattro muri, una casa, sembra di dover costruire una conferenza intergovernativa) abbiamo insieme chiarito e spiegato il tutto con l’aiuto del sindaco di Susa Sandro Plano nonché presidente dell’Unione Comuni Bassa Valsusa. Il problema alloggio, inteso come struttura, è in capo al Comune di residenza che se ne deve fare carico, in questo caso Vaie. Il resto del problema, gestione finanziaria, aiuto al reddito, aiuto alla famiglia nella gestione delle risorse e della sua serenità di vita stessa è di competenza del servizio sociale. La storia di questa famiglia è lunga e complessa, ma passa ormai da più comuni e più sfratti.

Qualcosa dunque non ha funzionato e quel qualcosa va ricercato nell’aiuto che avrebbe dovuto ricevere nel gestire la sua vita insieme, nella casa e nella comunità nella quale vive e che attraversa. Da oggi sicuramente qualcosa è cambiato e l’iniziare a parlare e rendere pubblica l’emergenza abitativa forse la aiuterà in futuro. Forse si inizierà a capire, stilando i bilanci comunali, che il consorzio socio assistenziale non è una spesa accessoria ma una funzione pubblica centrale. Troppe volte abbiamo sentito parlare di queste spese come inutili, onerose e molto altro di peggio ancora.

Non abbiamo purtroppo avuto la possibilità di confrontarci con il servizio stesso che nonostante le sollecitazioni da parte dell’Unione dei Comuni, ha preferito non partecipare al dibattito. Di questa rigidità restiamo quantomeno perplessi avendo fin da subito cercato l’interlocutore tecnico competente riguardo il problema. Parlando con la famiglia a lungo abbiamo compreso come le loro difficoltà di indebitamento siano state causate anche dagli sfratti precedenti. Dunque una volta di più appare chiaro che serva un aiuto, una casa e anche una mano in più per uscire da questo incubo. La loro situazione precaria ha portato oggi ad avere anche bloccati nella casa dalla quale sono stati sfrattati molti indumenti, documenti e cose di prima necessità nonché mobili e la storia di una famiglia intera. Anche qui cogliendo l’opportunità della giornata si è cercato di raggiungere l’avvocato che ha chiesto e ottenuto lo sfratto e che ad oggi detiene provvisoriamente le chiavi dell’alloggio.

Nonostante lo studio legale abbia sede sul territorio a pochi minuti di auto, l’avvocato detentore della pratica ha rimandato il tutto ai termini di legge, contatto ufficiale delle parti ecc. Niente di illegale, ma se per recuperare due vestiti con le garanzie di due sindaci bisogna comunque inviare formale richiesta, attendere risposta e disponibilità possiamo dire che l’umanità ha sede in un’altra casa. Ormai non ci stupiamo più di nulla. Ringraziamo invece Silvano e Nicoletta della Credenza di Bussoleno che dal primo giorno hanno aperto le porte della loro di casa per ospitare papà e figli grandi. Lo ripetiamo ancora, non siamo noi i tecnici che devono risolvere i problemi sociali del territorio. Come persone che amano fare politica con passione e attenzione non possiamo però esimerci dall’affrontare le gioie ed i dolori della vita di questa valle. Sarebbe ipocrita pensare solo ai momenti felici, alle inaugurazioni o alle feste, dobbiamo insieme tutti sporcarci le mani ed impegnarci. Un problema economico non si risolve con uno sfratto e questo non può essere una soluzione.

Lunedì mattina quindi insieme, con la famiglia e i sindaci del territorio, andremo a Susa al consorzio socio assistenziale con l’intento di trovare una soluzione insieme a chi meglio di noi sa e deve impegnarsi su questi temi. Se serviranno soldi, risorse o impegno lo scopriremo insieme. Porteremo questo caso emblematico per discutere di un tema molto più grande che ormai ogni giorno ci vede coinvolti. Come su molti altri temi politici non accetteremo di alzare bandiera bianca e di arrenderci. Sapere che ci sono centinaia di famiglie in attesa di una casa popolare non ci rincuora, non fa sentire questa famiglia meno sola e non ci giustifica nel dire che non abbiamo soluzioni. Non vogliamo scavalcare graduatorie o essere più furbi. Vogliamo iniziare a dire che gli sfratti non sono una soluzione ma una moltiplicazione dei problemi. Vogliamo dire che la casa è un diritto e lo deve essere davvero.

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1 COMMENTO

  1. Di fare qualcosa di concreto , e di TASCA LORO, non ci pensano lontano un miglio. Vogliono” fare i buoni col culo degli altri” , come giustamente dice Gwen .

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