VALSUSA, IL DEGRADO DELLA STORICA STRADA DEL PRAMAND: 5 ANNI DOPO I LAVORI

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di Roby

OULX – La “Strada Militare 79”, così era classificata e poi grazie alla sinergia delle tre precedenti amministrazioni comunali di Salbertrand, Oulx, Bardonecchia e del Consorzio forestale dell’Alta Valle di Susa, da ottobre del 2018 la galleria e la strada sono state sistemate e poi successivamente riaperte al transito regolamentato con la giusta priorità di salvare la “galleria”. Oggi, a distanza di circa 5 anni e oltretutto essendo anche già in stagione estiva… ahimè duole dover rilevare il parziale stato di degrado nel quale versano alcuni di questi luoghi, nel caso specifico parte del tratto pressoché in piano dall’uscita della galleria in direzione del colletto del Pramand e successivamente a seguire la rotabile dopo il paravalanghe Chanteloube al ponte Rio Secco. Tra l’altro, il vero gioiello e la caratteristica principale di questo percorso è la spettacolare galleria del Seguret. Purtroppo l’assenza di una minima manutenzione ad inizio stagione estiva per ripristinare i normali danni causati dall’inverno: cedimenti, crolli e franamenti è come in un certo senso “decretare” quanto prima la scomparsa non soltanto di una delle più belle strade dell’arco alpino occidentale straordinario patrimonio, ma anche una grande testimonianza della storia di questa Valle e soprattutto vanificare i cospicui fondi (PSR) stanziati in relazione al precedente programma di recupero, messa in sicurezza della galleria. Ciò denota la mancanza di volontà di valorizzare simili patrimoni e pensare di investire nel turismo estivo, a differenza di altri analoghi territori montani di questa valle, che trovano le risorse necessarie per gli interventi manutentivi. Speriamo che in futuro le cose migliorino…

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6 COMMENTI

  1. I fondi per Le olimpiadi del 2006 sancirono che la valle di susa sarebbe stata valorizzata in tutti i suoi molteplici aspetti turistici. Dopo 17 anni, senza entrare in merito alla penosa gestione dei fondi olimpici si certifica un fatto: hanno beneficiato dei fondi olimpici la città di Torino e gli indecenti agglomerati urbani detti delle montagne olimpiche ( sic). La valle povera, la valle di mezzo è stata e continua essere vergognosamente ignorata. Strade di alta quota percorse da centinaia di turisti sono soggette a manutenzioni penose, ( salvo in caso di eventi mediatici) alcune amministrazioni comunali di area montana non riescono o non vogliono fare interventi di manutenzione stradale per l’accesso agli alpeggi ect ect. Questo disinteresse mi fa gioire per l’esclusione della valle dai futuri giochi olimpici. Non vogliamo più essere presi per i fondelli

  2. Questo accade perché si è voluto limitare l’accesso ai veicoli a motore a soli due giorni alla settimana, lasciando gli altri per i ciclisti. Purtroppo, chi appartiene all’amministrazione comunale e territoriale vive nella fantasia e nell’utopia, non avendo la minima idea di quelle che sono le reali abitudini ed esigenze dei fruitori.
    Nei giorni di Mercoledì e Sabato, giorni aperti ai veicoli motorizzati, c’è perfino troppo affollamento, tanto che occorrerebbe mettere il senso unico (magari, al mattino in salita da Exilles, al pomeriggio in discesa).
    Nelle giornate riservate ai ciclisti, i passaggi sono rarissimi. Sono pochi quelli veramente allenati che possono permettersi una tale lunga percorrenza con dislivelli talvolta importanti.
    Ricordando infine che, coloro che portano soldi in valle, sono i turisti motorizzati, che mangiano al ristorante, dormono negli alberghi e hanno buone possibilità economiche, dati i costi dei mezzi stessi e le spese per il loro esercizio.
    I ciclisti si portano le barrette comprate nel supermercato sotto casa e sono rarissimi quelli che soggiornano in hotel.
    Va bene il turismo sostenibile, ma la sostenibilità deve esserci anche per le strutture ricettive locali che, se sono favorite nei loro affari, versano più soldi alle casse pubbliche, consentendo anche la manutenzione a ciò che attira il turismo. Chiamasi economia circolare, di cui tanti si riempiono la bocca, ma che pochi fanno qualcosa per attuarla.

  3. L’errore più grosso è chiudere le strade al traffico veicolare (fatto col buonsenso si intende) che piaccia o no. È un dato di fatto. Per le passeggiate a piedi ci sono le mulattiere e i sentieri, sennò le strade diventano sentieri…..

  4. Il degrado di quella bellissima strada panoramica lo fanno le ripetute macchine, moto e quad che passano di lì ogni giorno a svariate velocità, non essendoci né divieti a giorni né pedaggi che invece servirebbero per la manutenzione visto che si tratta di strada di montagna sterrata e in zone molto franose. Idem il tratto dalla galleria in su, che nonostante la regola di percorrerlo solo il sabato e il mercoledì, è puntualmente attraversata anche e soprattutto da fuoristrada targati esteri, tanto i controlli quando mai ci sono.. Per cui in mancanza di norme e rispetto delle medesime, la valorizzazione lascia il tempo che trova.

  5. La strade militari in alta quota patiscono il degrado degli eventi atmosferici. Pioggia, neve, gelo e disgelo possono degradarle e innescare movimenti franosi, colate detritiche e crolli dei muretti di sostegno in pietra. L’unica soluzione è provvedere ad una manutenzione ordinaria e ove necessario anche straordinaria. Occorre reperire i fondi giustificando la spesa anche con la loro vocazione turistica. Essendo delle strade occorre che possano essere percorse anche dai mezzi a motore, possibilmente non solo 4 x4. I conducenti dei veicoli dovrebbero adottare una condotta di guida accorta a non danneggiare il fondo stradale ed astenersi dal percorrerle quando il terreno è troppo allentato ( dopo lo scioglimento delle nevi e le forti precipitazioni) per evitare il formarsi di sprofondamenti ed ormaie . Questi tracciati sono un bene storico prezioso che è un peccato far cadere nell’oblio come è successo per la strada dello Chaberton, ormai compromessa sia dalla frana in località Rio dell’inferno e sia dell’abbandono e dalla mancata rimozione dei detriti caduti lungo il tracciato.

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