VALSUSA, IL LIBRO DEL RISTORATORE RIBELLE SASÀ GIGANTE: SIGNOR FOTTUTO E ALTRE STORIE

Domenica 4 febbraio la presentazione davanti al ristorante "Il Gigante e la gallina" a Deveys. La storia di un viaggio di libertà con la bici, dalla Valsusa alla Sicilia, percorrendo oltre 9000 km

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DEVEYS – La storia di Sasà Gigante in un libro. La prima presentazione del nuovo volume “Signor Fottuto” (edizioni Graffio) si tertà domenica 4 febbraio, alle ore 15, proprio davanti al ristorante “Il Gigante e la Gallina”, al Deveys di Salbertrand. Incontro a cui parteciperanno insieme al ristoratore ribelle, il direttore di ValsusaOggi Fabio Tanzilli, l’editore del libro Max Zallio e Franco Trivero. Salvatore Gigante, conosciuto da tutti come Sasà, è il ristoratore “ribelle” che lo scorso anno – dopo aver chiuso il ristorante “Il Gigante e la Gallina” a seguito della crisi Covid – ha percorso tutta l’Italia in bicicletta, dalla Valsusa fino alla Sicilia per oltre 9200 chilometri. Ora ha pubblicato la storia del suo viaggio e molte riflessioni nel nuovo volume “Signor Fottuto” edito dal Graffio. Un racconto biografico che parte da lontano, a bordo di una semplice bicicletta e senza sapere dove il destino l’avrebbe portato. Superando giorni belli e terribili, sole e tempeste, dormendo per strada come un senzatetto, o accolto in casa da persone generose. Il tutto Salvatore Gigante l’ha fatto per “riprendersi la sua libertà”. Dopo decenni dedicati al lavoro, superati i 60 anni di età, Sasà si è sentito fregato dallo Stato, o come dice lui “Fottuto”. E con questo viaggio ha cercato nel volto di centinaia di persone un sorriso, un abbraccio, lo spirito della solidarietà umana. Nel libro, Sasà esprime la sua indignazione, la sua rabbia per una politica che non lo ha mai rappresentato, il suo viaggio – come atto di disobbedienza civile – contro chi, secondo lui, dai palazzi del potere sta sgretolando l’Italia mandando al macero anni di sacrifici ed impegno di tanti commercianti e lavoratori.
“Se il viaggio di Sasà è stato un esempio eroico di disobbedienza civile questo diario/racconto deve esserne la memoria e deve diventare strumento su cui costruire un futuro di speranza per i nostri giovani – spiega Franco Trivero nella prefazione del libro – Sasà ha intrapreso il suo viaggio con la consapevolezza che siamo noi a costruirci la nostra gabbia, noi ci lasciamo mettere il paraocchi che non ci permette di vedere cos’è la vita e cosa ci può offrire. È partito lasciando i suoi affetti più cari, mettendosi in gioco, rischiando anche la vita per dimostrare che abbiamo diritto alla felicità, alla libertà delle nostre scelte, perché non siamo una mandria di schiavi, non siamo cavie, né bestiame da macello chiusi in una gabbia costruita con le nostre stesse illusioni.
Non dobbiamo accontentarci della razione minima che ci viene concessa per farci sopravvivere, mentre concediamo ad altri di nutrirsi dei nostri sacrifici arricchendosi e diventando sempre più potenti. Sasà è partito come un “Fottuto dallo Stato”, l’ha portato scritto sulla schiena per tutto il viaggio, come un pesante fardello, ma sul petto, vicino al cuore c’era scritto “mi riprendo la mia libertà”.
Nelle pagine di questo diario/racconto scopriamo le fragilità e il coraggio di un uomo che ha parlato al cuore della gente in tutta Italia per far capire che ciascuno di noi può riprendere in mano la propria vita, riscoprendo la dignità, la libertà e l’umanità più autentica”.

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6 COMMENTI

  1. Per lui e per tanti valsusini, la lega del capitano salvini ,risolverà con una magia le triste condizioni di vita. La supposta benefica si chiama “Zona Franca “.

  2. Chissà le altre storie!…. forse quelle in cui il Sig. Trivero era dipendente di un ente statale di recupero crediti verso imprenditori, ristoratori e altre categorie di liberi professionisti che oggi sono falliti nella migliore delle ipotesi ….ma questa è solo fantasia….forse!!!

  3. Comunque ancora non abbiamo capito come lo stato lo avrebbe fottuto. Poi come possa aver fatto 9200km facendo l’Italia su e giù lo sa solo lui.

  4. Noto che vi sono delle persone ( e non è la prima volta) che nutrono un particolare astio verso questo signore ( che personalmente non conosco) . Avranno i loro motivi e credo non sia vietato soprattutto su un forum di discussione come questo. Però sarebbe più corretto se gli interventi “trancianti” fossero firmati. In fondo il Sig. Trivero mette faccia, nome e cognome. Buona riflessione a tutti.

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