VALSUSA, RISCHIO PROCESSIONARIA: I CONSIGLI DEL PARCO ALPI COZIE

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Comunicato ENTE DI GESTIONE DELLE AREE PROTETTE DELLE ALPI COZIE, foto di LUCA GIUNTI

VALSUSA – La processionaria del pino, Thaumetopoea pityocampa (Denis & Schiffermüller) è un lepidottero defogliatore che può causare ingenti danni alla vegetazione delle piante ospiti (principalmente i pini Pinus nigra e Pinus sylvestris). Allo stadio di larva, per la presenza di peli urticanti che liberati nell’ambiente e/o in seguito a contatto possono provocare irritazioni cutanee alle mucose, agli occhi e alle vie respiratorie, può diventare pericolosa, per uomo e animali. È una specie diffusa nelle regioni temperate del bacino del Mediterraneo, preferibilmente dove il clima è caratterizzato da estati calde e secche ma negli ultimi anni, per colpa di inverni sempre più miti e assenza di un certo numero di giorni consecutivi con temperature sotto zero, ha visto una grande espansione nelle nostre vallate, anche oltre i 1500 m s.l.m. Il ciclo vitale della processionaria si svolge nell’arco di un anno e si suddivide in quattro fasi: uovo, larva, crisalide e adulto o farfalla. Il periodo di sfarfallamento degli adulti è influenzato da vari fattori tra cui quota, esposizione e condizioni climatiche; avviene normalmente nel mese di luglio. Dopo l’accoppiamento, le femmine depongono le uova creando una struttura a manicotto intorno agli aghi. L’incubazione dura 30-40 giorni. Una volta schiuse, le larve iniziano a nutrirsi degli aghi e a produrre i fili di seta con cui avvolgono le estremità dei rami. Al raggiungimento del terzo stadio di sviluppo, che avviene verso la fine di settembre, le larve si ricoprono dei classici peli urticanti e costruiscono il nido all’interno del quale supereranno la stagione fredda. A fine inverno/inizio primavera, sempre più precocemente in questi inverni troppo miti, le larve scendono al suolo in fila indiana (da qui il nome processionaria) e si interrano a qualche cm di profondità per completare la loro metamorfosi, trasformandosi dapprima in crisalidi e poi in farfalle. Siamo solo agli inizi di febbraio, ma le larve urticanti son già molto attive ed è ora di prendere le giuste precauzioni per evitare incontri poco piacevoli. Il depliant Processionaria del pino, istruzioni per l’uso, realizzato dai Parchi Alpi Cozie nel 2019 illustra i rischi del caso e come proteggersi.

Nel caso si frequentino boschi infestati dalla processionaria è necessario:
– Evitare di sostare in prossimità delle piante e/o delle aree infestate.
– Evitare di asportare e/o toccare i nidi con mezzi e modalità non idonei e senza adeguate protezioni perchè si potrebbe venire a contatto con le larve eventualmente presenti all’interno.
– Nelle zone infestate non raccogliere le larve né effettuare lavori che possano diffondere nell’aria i peli urticanti (rastrellamento delle foglie, sfalcio dell’erba).
– Tenere sotto controllo bambini e animali domestici.

Nell’uomo il contatto con i peli urticanti delle larve può far insorgere dermatiti, congiuntiviti, infiammazioni di tipo allergico di varia gravità. Negli animali domestici il contatto con le larve può provocare ipersalivazione, edema linguale e facciale, problemi respiratori per il rigonfiamento delle cartilagini laringee, vomito se la larva viene ingerita, forti reazioni infiammatorie sulla pelle e sulle mucose, necrosi, in particolare della lingua.

Cosa fare in caso di contatto con la processionaria?
– Fare tempestivamente una doccia, cambiare gli abiti sui quali potrebbero ancora essere presenti peli urticanti.
– Evitare di grattare le zone colpite per non aumentare il prurito e l’infiammazione
– Valutare l’uso di rimedi antiallergici topici, recarsi dal medico o presso un Pronto Soccorso
– In caso di ingestione/inalazione di peli urticanti di processionaria da parte di cani, cavalli o altri animali, è necessario intervenire immediatamente lavando le aree interessate dal contatto con una soluzione di acqua e bicarbonato (indossando guanti di lattice), in maniera tale da allontanare la sostanza urticante dall’animale e inattivare le tossine. Dopodiché portare immediatamente l’animale dal veterinario dove riceverà le cure specifiche del caso.

Qualora la processionaria crei serie minacce ai popolamenti arborei o all’incolumità di persone o animali, è necessario intervenire (Decreto Ministeriale del 30 ottobre 2007). La lotta alla processionaria può essere meccanica o biologica. La lotta meccanica consiste nella rimozione dei nidi nei mesi invernali, quando ospitano le larve, o nell’utilizzo di colle o anelli attorno ai tronchi per intercettare le larve durante la discesa a terra. Lotta microbiologica preve l’utilizzo del Bacillus thuringiensis var.kurstaki (Btk), innocuo per persone e cani, può essere diffuso mediante atomizzatore successivamente alla schiusura delle uova.

Nelle aree di Rete Natura 2000 il suo utilizzo è riservato all’ente gestore, per evitare di colpire anche farfalle di rilevante interesse conservazionistico. Dal 2017 il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino svolge un monitoraggio sul territorio del Comune di Mompantero, nella Zona Speciale di Conservazione delle Oasi Xerotermiche della Valle di Susa, con l’obiettivo di valutare l’incidenza della popolazione della processionaria del pino e l’eventuale adattamento di limitatori naturali.

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