VALSUSA, ACQUA CONTAMINATA E CANTIERE TAV: TELT SI DIFENDE, “AD OGGI NON RISULTANO CORRELAZIONI”

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GRAVERE – Il Comune di Gravere, dopo il clamore suscitato dalle contaminazioni Pfas nel suo territorio, di cui ha dato notizia ValsusaOggi riprendendo la ricerca di Greenpeace (in una sua fonte aveva riscontrato i valori più alti di tutto il Piemonte) ha pubblicato sul sito internet istituzionale una nota della società TELT (incaricata di realizzare il progetto Tav Tunnel Euroalpin Lyon Turin). La nota riguarda gli PFAS presenti nell’acqua potabile in Valsusa, in relazione ai lavori nel cantiere di Chiomonte per la realizzazione del tunnel Maddalena. Ecco il testo.
“In un articolo rilasciato da Greenpeace Italia l’8 febbraio è stata segnalata una contaminazione da PFAS nell’area metropolitana di Torino, con oltre 70 comuni coinvolti, inclusi 19 comuni della Valle di Susa. I PFAS (sostanze Poli- e Per-fluoroalchiliche) sono prodotti di sintesi o per degradazione dei prodotti di sintesi che hanno la caratteristica di essere estremamente stabili, pertanto di accumularsi nel corso del tempo nell’ambiente e negli organismi, compresi gli esseri umani. Per questo motivo sono considerate
sostanze estremamente preoccupanti (SVHC – Substance of very high concern). Le principali origini dei PFAS sono processi industriali come trattamento di rifiuti, trattamenti galvanici, produzione e trattamento dei tessuti, cartiere. In Piemonte queste fonti sono oggetto di campagne di controllo da parte di Arpa.
I cantieri di scavo come quello di Chiomonte non sono elencati tra le fonti di immissione di PFAS nell’ambiente. Tuttavia, la stampa generalista, nel caso dei lavori per la Pedemontana Veneta hanno ipotizzato che l’inquinamento da PFAS nell’area fosse collegato all’utilizzo di prodotti oleorepellenti o tensioattivi impiegati nello scavo con TBM.
A questo punto è utile ricordare che lo scavo con TBM a Chiomonte per la galleria Maddalena 1 ha avuto luogo tra il 2013 e il 2017 e non ha richiesto schiume né un uso massiccio di cementi a presa rapida. Anche per questi motivi il Monitoraggio Ambientale condotto in fase di scavo non prevedeva la ricerca di specifici inquinanti connessi a schiume tensioattive nelle acque sotterranee e nelle altre matrici ambientali; inoltre non è mai stata data indicazione da parte di alcun Ente di modificare i parametri del monitoraggio,
integrando questi contaminanti. Naturalmente nulla vieta che tale integrazione possa avvenire per il futuro, su richiesta degli Enti preposti.
In questo scenario risulta priva di fondamento l’affermazione che vorrebbe correlare l’utilizzo del Robot AXEL – impiegato nel 2022 per esplorare le aree più profonde di Maddalena 1, non più oggetto di lavorazioni dal 2018 – a specifiche condizioni di inquinamento da PFAS dell’aria in galleria. Il robot al contrario ha condotto, sotto il controllo degli enti preposti e del coordinatore della sicurezza, misurazioni in continuo che hanno confermato l’accessibilità della galleria oltre la Pk4000 e l’assenza di rischi connessi al ripristino degli impianti di ventilazione.
Il cantiere di Chiomonte per il tunnel di base
Le lavorazioni previste per lo scavo del tunnel di base in Italia faranno probabilmente uso di additivi durante la fase di sotto-attraversamento del Cenischia. In fase di progettazione esecutiva si valuterà se si rende necessario l’impiego di additivi contenenti PFAS e in quali quantità, ma è chiaro fin da ora che, come sempre, saranno messe in campo le misure e i controlli necessari per ridurre gli impatti e i rischi per l’ambiente e le persone.
Circa la possibilità che, se presenti, i PFAS possano essere trasportati dall’aria convogliata dagli impianti di ventilazione, va chiarito che per registrare effetti sulle matrici ambientali le quantità dovrebbero generare la dispersione in ambiente a grande distanza e comportare l’accumulo al suolo, sempre a grandi distanze, di una sorgente secondaria di contaminazione che venga poi dilavata dalla pioggia e contamina la falda.
Questo scenario è piuttosto inverosimile, se si considera l’orografia del sito e la natura delle attività in corso. Occorre poi sfatare la narrazione secondo la quale l’aria aspirata dalla galleria possa comportare temperature e volumi tali da introdurre modifiche al clima del versante. D’altra parte, meritano di essere valutati i fattori che realmente possono incidere sull’inversione termica e provocare mutazioni: i dati dell’agenzia UE per l’ambiente (EEA) certificano che l’uso di energia è responsabile del 77,1% delle emissioni di gas effetto serra, circa un terzo del quale attribuibile ai trasporti. La quota rimanente di emissioni proviene per il 10,55% dall’agricoltura, per il 9,10% dai processi industriali e di utilizzo del prodotto e per il 3,32% dalla gestione dei rifiuti (questi ultimi due principali generatori di PFAS).
Conclusioni
Non risultano sussistere ad oggi correlazioni tra le recenti misurazioni di concentrazioni di PFAS in Valle di Susa e i lavori sul sito di Chiomonte. Ad ulteriore riscontro si precisa che i valori riscontrati nei Comuni della Valle rientrano in un range di
concentrazione tra i 10 e gli 80 ng/l (nanogrammi per litro), a titolo di esempio, di molto inferiori alla soglia che sarà introdotta per la potabilità dell’acqua dalla Direttiva comunitaria 2184/2020 che, in merito alle “prescrizioni minime relative ai valori di parametro utilizzati per valutare la qualità delle acque destinate al consumo umano”, fissa un valore soglia del PFAS Totale di 0,50 μg/l.
Infine, per memoria, dal 2019, per le acque superficiali e sotterranee, in Italia sono definiti Standard di Qualità Ambientale (SQA) di alcuni PFAS, superati i quali i corpi idrici ricevono un giudizio inferiore di qualità e la pianificazione di bacino idrografico definisce interventi correttivi. Il fenomeno è pertanto gestito e osservato dagli Enti di controllo a piena garanzia e tutela della salute della popolazione”.

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5 COMMENTI

  1. In anni di cantieri e scavi, nessuna misura ha rilevato amianto e uranio, i valori di PM10 sono sempre stati nella norma, nessuna sorgente d’acqua è stata prosciugata, non c’è stato alcun aumento di incidenza di malattie respiratorie, e a quanto pare di Draghi o Balrog sotto l’Ambin non se ne sono trovati. I NoTav dovevano pure inventarsela un’altra cazzata da aggiungere al loro vasto repertorio.

  2. In anni di cantieri e scavi, nessuna misura ha rilevato amianto e uranio, i valori di PM10 sono sempre stati nella norma, nessuna sorgente d’acqua è stata prosciugata, non c’è stato alcun aumento di incidenza di malattie respiratorie, e a quanto pare di Draghi o Balrog sotto l’Ambin non se ne sono trovati. I NoTav dovevano pure inventarsela un’altra cazzata da aggiungere al loro vasto repertorio.

  3. Ad rivum eundem lupus et agnus venerant, siti conpulsi; superior stabat lupus longeque inferior agnus….. … Ma l’acquedotto di Gravere forse pesca acqua pootabile dal Cenischia ???
    La citazione di Guido Crosetto è in realtà l’introduzione della favola Il lupo e l’agnello, una delle più note di Fedro. “Un lupo e un agnello, spinti dalla sete, vanno allo stesso ruscello. Il lupo sta più in alto e, un po’ più lontano, in basso, l’agnello”, esordisce Fedro nella sua favola. Questa è la parte scelta da Guido Crosetto per il suo tweet, dove ovviamente non ha potuto riportare l’intera favola, che racconta dell’uccisione di un agnello da parte di un lupo, che ha cercato futili motivi che attaccare briga con l’agnello per arrivare alla sua morte…

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