DA SAN GIORIO DI SUSA AL SUD AMERICA, SULLE ORME DI CHE GUEVARA

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di CLAUDIO GIOVALE

SAN GIORIO DI SUSA – Una serata dal grande successo di pubblico ricca di aneddoti, commozione, curiosità e storie in ricordo di Cesare Carlo Favro, scomparso nel mese di luglio del 2022. Classe 1947, comunista, ferroviere, fotografo e grande amante dei viaggi fu protagonista della vita politica sangioriese per venti anni. Prima come sindaco dal 1975 al 1980 e poi come Consigliere Comunale per tre mandati.

Venerdì 5 aprile il Centro Polivalente ha ospitato la presentazione del libro dal titolo “Cè per il Che” che racconta le emozioni del viaggio di due valsusini verso il luogo del “martirio” di Ernesto Che Guevara, a la Higuera in Bolivia. Un diario coinvolgente ed appassionante su di un viaggio indimenticabile e “rivoluzionario” intrapreso nel 1984 da Cesare Favro con Roberto Plano. Un libro diario di Cesare Favro, sulle orme di Che Guevara, realizzato dal giornalista Luca Giai ed edito da Valsusa Filmfest con il contributo del Sistema Bibliotecario Valsusa e la disponibilità delle sorelle di Cesare, Alida e Marina

“Cè per il Che” è il racconto in prima persona della realizzazione di un sogno. Un sogno che Cesare Carlo Favro inseguiva fin dal 12 ottobre 1967 quando la madre gli disse che il giornale-radio aveva annunciato che in Bolivia era stato ucciso Che Guevara. Tra le lacrime giurò a se stesso che appena ne avesse avuto la possibilità sarebbe andato a visitare il luogo dove era stato ucciso il suo “eroe”. Cesare scrive con entusiasmo, immediatezza, brio e simpatia. Sembra di essergli accanto e sentirlo raccontare, magari nella sua vigna oppure seduti al tavolino di un bar, del viaggio della sua vita con Roberto Plano.

“Un Roberto Plano – scrive Cesare – che in Valle conoscono un po’ tutti perché è stato per anni il gestore del Rifugio Amprimo di Pian Cervetto e se volete mangiare un ottima polenta concia dovette assolutamente assaggiare la sua. Chiesi a lui di partire per la Bolivia perché eravamo grandi amici ed in quegli anni praticava l’arrampicata su pareti di ghiaccio e di roccia, attraversava nevai e ghiacciai, dormiva nei posti più scomodi, si adattava facilmente alla vita più rudimentale e sapeva affrontare facilmente i problemi più assurdi. Per mia grande fortuna accettò subito. Partimmo così il 7 ottobre 1984, con zaino e sacco a pelo, da Torino verso Roma e poi, da qui, destinazione Lima in Perù”.

Ci si appassiona non solo a leggere ma anche a guardare le splendide fotografie, realizzate con talento da Cesare, che accompagnano ed arricchiscono il suo diario di viaggio.Fotografie proiettate anche in sala con sottofondo musicale degli Inti Illimani e la spiegazione dettagliata di Luca Giai.Scorrono le immagini e sembra di essere con Cesare e Roberto tra le vie di Lima, in treno a zig-zag sulle Ande, tra le meraviglie Inca di Cuzco, sul lago Titicaca, a La Paz, Santa Cruz, sui camion per Vallegrande, a cavallo ed a piedi da Pucara’ a La Higuera il 29 ottobre 1984, davanti a quella piccola scuola dove il Che fu trucidato a freddo dai militari Boliviani nell’ottobre 1967.

L’epilogo eroico e tragico del Guerillero Heroico, del Comandante di mille battaglie e dell’uomo che credeva profondamente negli ideali della lotta contro ogni forma di ingiustizia e di sfruttamento. Alla serata sono intervenuti il Sindaco di San Giorio di Susa Danilo Bar, il Presidente dell’Unione Montana Valsusa Pacifico Banchieri, l’Assessore alla Cultura e al Sistema Bibliotecario Valsusa dell’Unione Montana Valsusa Elisabetta Serra, il Presidente del Valsusa Filmfest Andrea Galli, Antonita Fonzo ed Alessandro Bertini.

 

 

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9 COMMENTI

  1. Ernesto Guevara de la Serna fu un assassino che morì da codardo. Fu fatto diventare legenda dal dittatore Castro e dalla estrema sinistra.
    Persona di carattere totalitario e arrogante avrebbe messo in galera o ammazzato a tutti questi personaggi che fumano marijuana e che portano le magliette con la sua faccia durante le manifestazioni.
    Da altra parte, non capisco perché tutti questi amanti della “rivoluzione” cubana non se ne vanno a Cuba a vivere come i cubani, non da turisti. Vediamo se poi restano là o tornano nel “cattivissimo” capitalismo europeo.
    Evidentemente si sbagliano tutti i cubani che mettono a rischio la propria vita per fuggire in qualsiasi modo possibile da quel “paradiso”, proprio come facevano quelli che fuggivano dalla Germania comunista, dalla Unione Sovietica, dalla Iugoslavia, ecc.

      • No, sarà che diversamente da lei so molto bene quello che fece questo personaggio durante i processi sommari all’inizio della “rivoluzione” e anche mentre dirigeva il carcere della “Cabaña” all’Avana.

        Forse è lei che ha letto troppo giornali come Pravda o Granma ed è di quei comunisti di salotto che non hanno mai visto la realtà di ciò che vivono giornalmente i cubani, i norcoreani o anche i venezuelani o nicaraguensi.

        • Realtà cubane come Guantanamo?
          No grazie, preferisco il mio salotto, dal quale nessuno ha mai esportato democrazia.
          E nessuno, sempre nel mio salotto, ha mai strangolato nessuno con embarghi economici e ricatti umanitari.
          Vorrei ricordarLe che Sacco e Vanzetti non riuscirono affatto a fuggire e possiamo immaginare che lo avrebbero fatto molto volentieri.

    • Per la verità il suo Che faceva fuori tutti quelli che la pensavano o erano diversamente da lui, tra questi: intellettuali, giornalisti, neri, gay, ecc.

      Con quale coraggio da del fascio a me per pensare diversamente da lei?

      Forse perché non c’è nulla più vicino a un fascio che un estremista di qualsiasi ideologia?

  2. Magari invece di divagare sulla realtà della Base Navale di Guantánamo (in questo momento, purtroppo, territorio USA) si concentri sulla realtà dei guantanameros, che sono quelli che soffrono le conseguenze di un sistema fallito.

    Inoltre, le conseguenze del famoso “embargo” si applicano evidentemente solo al popolo cubano perché i “dirigentes” della “rivoluzione” vivono alla grande e godono di tutti i privilegi vietati al popolo. Nemeno gli alberghi di lusso che vengono costruiti a Cuba soffrono molto questi “embarghi economici”.

    Comunque, ho capito che Lei difende una realtà che non conosce… quindi?

    • ….. quindi….
      Prosegua pure, sono sempre molto disponibile con i portatori di paraocchi in grado di vedere una sola realtà, la propria.
      P.s.
      grazie per la “a” accentata correttamente ma, scrivendo con una tastiera molto old style, non mi è stato possibile digitarla.

  3. La “á” è perché sono figlio di padre cubano quindi conosco bene lo spagnolo, tanto quanto la realtà di Cuba, che non è “…una sola realtà, la propria” ma la triste e vera realtà che tanti cubani portano sulle spalle e tra questi tanti parenti miei.

    Ma ripeto, Lei, come tanti altri italiani ed europei, presume di conoscere la “vera realtà del paradiso cubano”, forse perché essere di sinistra vi dona una “visione superiore” che sfugge a quelli che la soffrono sulla propria pelle.

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